Piano casa, il sì del consiglio comunale

Non passano gli emendamenti dell'opposizione che voleva ridurre gli sconti sugli oneri di urbanizzazione previsti dalla normativa regionale, qui recepita in toto. Restano altri "paletti" di ordine urbanistico

Quando non è impegnato a discettare delle multe con cui si tartassa chi cade nella rete della telecamera di via Roma, il consiglio comunale riesce a riprendere in mano il bandolo della matassa dell’urbanistica. Giovedì sera l’assemblea ha votato alcune delibere in materia. I testi come presentati in consiglio, ossia privi di eventuali emendamenti, sono come sempre scaricabili dal sito del Comune.

Due i programmi integrati di intervento (PII) approvati in via definitiva: il primo è quello che riguarda il centro di Sacconago, e specificamente il lato nord della piazza della chiesa vecchia, l’altro è relativo al lato nord di piazza Vittorio Emanuele II (angolo via Borroni). Ma è stato soprattutto l’esame del Piano Casa nella sua versione bustocca, a sua volta variante del Piano regionale (l.r. 13/2009), a richiedere l’attenzione dei consiglieri. Vi si è giunti all’ultimissimo momento: andava votato entro il termine perentorio del 15 ottobre, quando la Giunta aveva presentato il provvedimento il 7 ottobre. Se non altro, c’è stato il tempo di approfondire in commissione, e Busto ha messo i suoi "paletti", a differenza di altri Comuni: a Lonate Pozzolo ad esempio il piano regionale è stato adottato tal quale, senza cambiare una virgola. L’argomento, complesso, ha naturalmente visto in prima linea i professionisti del settore: architetti, geometri, ingegneri, sempre ben rappresentanti in ogni consiglio comunale che si rispetti.

La battaglia in consiglio comunale ha seguito le linee usuali: opposizione e maggioranza che propongono emendamenti al testo, Giunta, nella persona del vicesindaco e assessore alla partita Giampiero Reguzzoni, che espone il senso del provvedimento (mirato a stimolare l’edilizia, in particolare nel recupero), recepisce gli emendamenti della propria parte ed eccepisce su quelli della parte avversa concludendo a suon di niet. Dalle minoranze in particolare si è tentato di depotenziare gli sconti sugli oneri di urbanizzazione: Marta Tosi (gruppo misto) voleva farli calare dal 30 consentito dalla legge regionale al 10%, Rosa e Fontana di Busto Civitas addirittura al 3% appena. C’era poi la questione dei vincoli urbanistici: Rosa chiedeva quale fosse la situazione, se cioè fossero in scadenza. Il segretario comunale Giacomo Rossi, richiesto di un parere, non si è espresso in assenza del dirigente di settore; la risposta dalla giunta, prevedibilmente, è stata che i vincoli erano stati fatti scadere sì, ma sotto la precedente amministrazione. Del resto dal 2006 in qua, la gestione Rosa è il più conveniente capro espiatorio, anche se gli uomini al timone, per tacere delle forze plitiche, in più casi erano gli stessi.

Diego Cornacchia (PdL) si occupava invece della cessione di aree standard al comune, precisandone il contesto e lanciandosi in una filippica contro la monetizzazione a tutto spiano degli standard – «poi usiamo tutto per le spese correnti, e ci giochiamo il verde pubblico: così non va». Per il PD Alberto Grandi deplorava la complessità della legislazione "a cascata" («altro che federalismo: è il caos!»). Pur convinto che il Piano casa complicherà ulteriormente il quadro, ci tiene a precisare che non è un invito alla cementificazione di aree libere – «il 97-98% degli interventi sarà sull’esistente» – , ma alla ristrutturazione dell’esistente anche in deroga alle pianificazioni esistenti.
Alla fine, voto favorevole dalla maggioranza, astensione dal PD e contrarietà di Busto Civitas. Corrado (Rifondazione) e Porfidio (LA Voce della Città) avevano abbandonato da un pezzo l’aula: il primo perchè, parole sue, sentiva aria di «mercato delle vacche», il secondo, sempre polemico e intemperante, dopo che la sua delibera sulle multe ai disabili non era andata in porto.

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Pubblicato il 16 Ottobre 2009
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