Dirigenti scolastici a scuola di H1N1
Incontro tra i dirigenti delle scuole paritarie, il direttore dell'Asl e l'infettivologo del Circolo per fare il punto sul contagio della nuova influenza
Dopo la riunione plenaria aperta a tutti i dirigenti scolastici degli istituti statali, nell’aula magna del liceo Manzoni di Varese, si sono ritrovati presidi e insegnanti delle scuole paritetiche, convocati dal dottor Claudio Merletti, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, per fare un po’ di chiarezza sulla pandemia influenzale che sta interessando soprattutto i bambini tra i 4 e i 17 anni.
Per rispondere alle domande c’erano il dottor Pierluigi Zeli, direttore generale dell’Asl di Varese e il professor Paolo Grossi, primario della clinica di infettivologia e malattie tropicali dell’ospedale di Circolo.
«Basilari sono le più elementari misure igieniche – ha esordito Pierluigi Zeli – la pulizia della mani ma anche il contatto ravvicinato tra i bambini, l’areazione e la sanificazione degli ambienti. Questo virus, comunque, non è vero che ha ucciso 37 persone in Italia. Tutte le vittime erano persone già debilitate e ammalate dove il virus ha contribuito a far precipitare una situazione precaria».
Al professor Grossi è toccato fare una breve lezione scientifica sulla nascita dei virus influenzali: « Di solito, la composizione genetica di un virus cambia di anno in anno perché mutano le combinazioni dei suoi genomi. Quindi, il vaccino dell’anno precedente non è in grado di bloccare il nuovo elemento patogeno perché differente. Capita, però, che il virus cambi proprio fisionomia e contenga differenti elementi. In questo caso, il corpo non ha alcun tipo di difesa e scatta la pandemia, cioè la diffusione vasta nella popolazione. Pandemia, però, non significa mortale o cose simili, vuol dire solo molto estesa. L’attuale influenza H1N1 è provocata da un virus che si presentò nel 1918 e fu denominata “Spagnola”, provocando una vera e propria strage. Fino agli anni ’50, le varianti dell’H1N1 rimasero in circolazione. Poi sparì del tutto per ricomparire quest’anno. Ecco perché, le persone anziane non sono soggetti a rischio. La sua minaccia, però, è contenuta: non siamo in presenza di un virus come fu quello dell’aviaria. Quello sì era minaccioso perché il tasso di mortalità era del 60%. Fortunatamente, non si sviluppò il meccanismo di trasmissione da uomo a uomo, evitando una pandemia dalle gravi conseguenze».
Una spiegazione esaustiva che ha lasciato spazio solo a un paio di domande relative al vaccino. Ma su questo tema il direttore dell’Asl è stato chiarissimo: «la campagna vaccinale la stiamo gestendo completamente noi dell’Asl. In questa fase stiamo vaccinando bambini e ragazzi fino ai 17 anni, secondo un programma che si basa sulle condizioni di salute del singolo. Dopo partirà la campagna per la popolazione adulta sino ai 65 anni ma, anche in questo caso, solo le categorie a rischio saranno invitate a sottoporsi a vaccino».
Circa l’andamento della malattia, la curva del contagio è ancora in salita: «Il picco non è ancora stato raggiunto, nonostante lo scorso week end abbiamo avuto meno pazienti in ospedale» ha chiarito l’infettivologo.
L’incidenza è del 43 per mille nei bambini tra i 4 e i 16 anni, del 22 per mille tra i 6 mesi e i 4 anni, e dell’8 per mille nella popolazione adulta.
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