Parla la moglie di Piccolomo: “Mio marito non è un mostro”
La donna marocchina difende il marito in un messaggio lasciato alla segreteria di un giornalista: "Non può aver commesso questo omicidio"
«Non può essere l’assassino, non può avere commesso questo omicidio». La voce rotta dall’emozione e dal dolore è quella di Zizi, la seconda moglie di Giuseppe Piccolomo. La donna marocchina parla per la prima volta, cerca di difendere quell’uomo con il quale ha vissuto, ha costruito una famiglia e che ora è accusato del delitto di Cocquio, un omicidio mostruoso. Il messaggio dura pochi minuti, è stato lasciato nella segreteria del giornalista Enrico Fedocci, che si è occupato del caso per il tg “StudioAperto”. «Volevo parlare… Ho voluto parlare con qualcuno… Ma credo che questo messaggio basterà per il momento» dice la donna che si presenta come la “signora Piccolomo” ma non lascia intendere dove si trova al momento della telefonata. « Mi avete detto di contattarvi per parlare di mio marito. Quello che volevo dire è che mio marito è un uomo dolce. Un uomo tenero, scherzoso. Mi fa sempre sorridere. Un uomo buono che non mi basta neanche la mia vita, il resto della mia vita per parlare, per descrivere la sua bontà. Per me è un padre, un marito, è un amico». La voce, dapprima sicura, non riesce a mascherare il pianto. «Io non posso essere una scema che non può capire che uomo è mio marito, che non può – prosegue Zizi, che da Piccolomo ha avuto due figli- avere messo una maschera durante tutti questi anni, perciò lui non può essere l’assassino, non può avere commesso questo omicidio».
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