Palio de la Castellantia: scatta la polemica “preventiva”
Per il gruppo di opposizione Insieme per Castellanza l'iniziativa è viziata da presupposti ideologici. "Non si stravolga la Storia a proprio uso e consumo: Castellanza al tempo del Barbarossa non esisteva ancora..."
Encomiabile l’intento dell’Associazione Castellanza Neroverde di voler proporre con il Palio de la Castellantia "un evento catalizzatore oltre alla riuscita festa patronale di San Giulio", e indubbiamente simpatica, nuova e gradita l’iniziativa: ma quando si tratta di rievocazioni storiche da queste parti la Storia non è mai neutrale, ha sempre un colore. In particolare quello di un partito che si è "autoappaltato" le origini e tradizioni lombarde, rendendovi "allergico" chiunque altro. Inevitabile quindi che insorgano discussioni politiche. Così il gruppo di minoranza Insieme per Castellanza non ci sta e polemizza a denti stretti.
"Nutriamo serissime perplessità" scrive il gruppo "che la manifestazione ideata ‘permetterà di trasmettere alle generazioni future ed anche quelle attuali, quel bagaglio di conoscenze storico/culturali sul nostro passato e di recuperare alcune antiche tradizioni ormai perdute’. A quelle attuali, sicuramente non trasmetterà nulla, perché conoscono (o almeno dovrebbero) la storia della loro Città. A quelle future il Palio trasmetterà informazioni fuorvianti e del tutto pretestuose sulla conoscenza delle nostre radici. Ci auguriamo vivamente che il valido corpo docente delle nostre scuole sappia insegnare ai giovanissimi castellanzesi le origini della nostra Città senza influenze ideologiche".
A riprova della sua tesi, IpC cita la locandina che reclamizza la manifestazione e recita ‘Dai Longobardi a Federico Barbarossa – Castellantia – Radici di un territorio’.
"Orbene, che l’Assessore allo Sport sia esponente di un partito che tanto ama quel periodo storico da farne un film (con scarsissimi risultati di botteghino e dimenticando che il Carroccio è di origine saracena, ovvero extracomunitario!!) passi, ma che l’Assessore alla Cultura del Comune di Castellanza non abbia nulla da eccepire, ci stupisce. Quali sarebbero le tradizioni ‘longobarde’ ormai perdute che il Palio dovrebbe recuperare? Temiamo nessuna, visto che in quel periodo (578-1176) Castellanza nemmeno esisteva. Castellantia fa la sua comparsa nella Storia della Lombardia solo nel 1361 – a voler essere generosi. Prima esistevano solo Sponzano, Cogorezio e Casteniate". Ovvero i borghi dalla cui progressiva unione sarebbe sorta quella che oggi è Castellanza. Si potrebbe anche sostenere che se non è zuppa, è pan bagnato.
"Che dire poi delle otto contrade? Che collegamento hanno con l’epoca dei Longobardi o del Barbarossa? Nessuna. Nel 1300 (un bel pezzo dopo il Barbarossa!) a Sponzano (non Castellantia) c’erano una chiesa dedicata a san Giovanni e una a san Giulio. Tutte le altre, e siamo ben oltre la battaglia con il Carroccio, non esistevano ancora. Che dire poi della mancata citazione della chiesa di San Michele in Castegnate ove già nel 1202 officiava padre Azzone degli Umiliati?
Dal punto di vista storico, un’abominevole confusione.
Se si voleva fare una festa medievale (che oggi fa tanto moda) benissimo, ma che non si stravolga la Storia a proprio uso e consumo. Peggio, per fini partitici coinvolgendo i bambini". E si rincara la dose: "Altra considerazione: a Castellanza ci sono solo due plessi scolastici: divideranno gli alunni di una stessa classe in otto contrade? Dal punto di vista psicologico i docenti non hanno nulla da obiettare? Tanto per fare un esempio, Legnano ha otto contrade e una scuola elementare per ogni contrada".
Ciliegina sulla torta degli implacabili critici dell’amministrazione castellanzese, i costi: "Dulcis in fundo: questa giornata di ‘ripasso storico’ costerà alle casse del Comune che ha deciso di sostenerla economicamente ben 34.000,00 Euro, della cui gestione sarà responsabile non l’Assessore allo Sport bensì il Responsabile di Settore. Come dire, già trovato il capro espiatorio…"
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