Una catena umana di oltre 300 persone abbraccia il fiume Lambro
Centinaia di cittadini firmano l'appello per risanare il corso d’acqua ferito. Legambiente: “Quanto accaduto non avvenga mai più e chiediamo investimenti adeguati al pieno recupero del fiume”
«Quanto è avvenuto ai nostri fiumi è semplicemente incredibile. Una grave vicenda di inquinamento, la cui origine inquietante risiede in un deposito di combustibili in Brianza, destinato a divenire una lottizzazione residenziale ma, nel frattempo, lasciato quasi del tutto privo di presidi e piani di sicurezza». Così Legambiente che questa mattina ha invitato, tutte le persone che amano il Lambro, a formare una catena umana e cingere il corso d’acqua in un grande abbraccio collettivo: oltre 300 persone hanno camminato lungo il fiume chiedendo più rispetto per questo fiume ferito. Sono molte le domande aperte e Legambiente chiede di avere al più presto delle risposte dall’inchiesta in corso: chi è, se c’è, il mandante del gesto criminale? come è stato possibile che l’azienda Lombarda Petroli sia stata declassificata come “non più a rischio” di incidente rilevante? Come mai ci sono volute oltre 8 ore prima di intervenire? Come mai non è stata richiesta da subito una unità nazionale di crisi per coordinare gli interventi ed impedire che la catastrofe facesse il suo corso? Di sicuro il quadro delle responsabilità e delle omissioni è articolato e composito, tutto non può essere ridotto al gesto di un folle criminale. Ma saranno il Luanto accaduto non avvenga mai più, non ci basta sapere che il petrolio verrà rimosso: chiediamo investimenti adeguati al pieno recupero del fiume Lambro e il Po a pagare ancora a lungo le conseguenze dell’accaduto, sebbene già ora sembra sia in corso la rimozione: il Lambro può tornare a scorrere maleodorante nella periferia milanese?
«L’incidente e il conseguente disastro ambientale sono frutto di atti criminali, ma anche di gravi omissioni e sottovalutazioni di rischi, su cui auspichiamo si faccia chiarezza fino in fondo – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – non vogliamo dimenticare quanto accaduto al fiume di Milano: il Lambro non può continuare ad essere trattato come una cloaca, con le sponde assediate dall’abusivismo e una qualità dell’acqua indegna di una grande città europea. Vogliamo che quanto accaduto non avvenga mai più, non ci basta sapere che il petrolio verrà rimosso: chiediamo investimenti adeguati al pieno recupero del fiume. Vogliamo che i milanesi e i lombardi vedano riflesse nelle acque del Lambro la bellezza del loro territorio, non gli effetti di mezzo secolo di inquinamento e attentati alla qualità delle acque. Vogliamo ringraziare inoltre gli sforzi e il lavoro di volontari ed operatori che hanno fatto di tutto per limitare i danni di questo disastro».
Gli ambientalisti dunque hanno formato una catena umana con striscioni e nastri colorati per ribadire che il Lambro è un fiume, il fiume di Milano e non solo il colatoio degli scarichi di 6 milioni di lombardi. Inoltre sono già tantissime le persone che hanno aderito all’appello di Legambiente che in queste ore sta circolando sul sito dell’Associazione.
Le richieste degli ambientalisti per il Lambro:
Chiediamo rispetto per il fiume, attraverso un programma di risanamento che abbia come obiettivo il raggiungimento degli obblighi europei di qualità delle acque.
Vogliamo dire basta all’illegalità ambientale sul fiume, vogliamo che un disastro simile non possa MAI PIU’ verificarsi, ma chiediamo anche che si intensifichino i controlli e che ci sia più RIGORE nell’accertamento e nella repressione dei crimini contro l’ambiente.
Chiediamo che venga cancellato ogni progetto di urbanizzazione sull’area della Lombarda Petroli da cui si è originato lo scarico di petrolio, e che quell’area industriale diventi verde.
Vogliamo ringraziare quanti, volontari ed operatori, pur nella gravissima mancanza di una autorità unica di coordinamento, hanno fatto tutto quanto hanno potuto per limitare i danni.
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