Cattaneo – Alfieri, un faccia a faccia tra gentiluomini
In una campagna elettorale dove il confronto sembra bandito, Varese ha vissuto un'occasione più unica che rara: un faccia a faccia tra due candidati di partiti diversi
In una campagna elettorale dove il confronto sembra bandito Varese ha vissuto oggi pomeriggio, 22 marzo 2010, un’occasione più unica che rara: un faccia a faccia tra due candidati di partiti diversi. Due candidati un po’ particolari, però: amanti del fair play ma anche delle parole chiare.
Il confronto tra Raffaele Cattaneo (Pdl) e Alessandro Alfieri (PD), che si è svolto al primo piano del caffè Zamberletti di corso Matteotti è stato pieno di contenuti ma del tutto privo di polemiche, con molti punti in comune, quelli del “fare”, e un solo vero solco profondo: le opinioni sul sistema scolastico. L’incontro, organizzato dall’associazione Liberamente Politica, è stato introdotto dall’ex sindaco di Varese Giuseppe Gibilisco, mentre ad intervistare i due “contendenti” su alcuni dei temi caldi della politica c’erano il direttore della Prealpina Giancarlo Angeleri e il caporedattore della Provincia di Varese Federico Del Piano.
LE IMPRESE E IL LORO GRIDO DI DOLORE
La domanda sull’argomento ai due candidati la pone Del Piano: cosa si può dire alle piccole imprese che negli ultimi tempi si sono ribellate alle loro difficoltà?
«In materia fiscale, quella che più importa e mette in difficoltà le piccole imprese, in realtà le competenze della Regione sono molto molto scarse – spiega Raffaele Cattaneo – Quello che può fare la Regione rispetto alle imprese è invece creare un contesto favorevole alla competitività, con incentivi agli investimenti e alle attività all’estero. Ed è quello che abbiamo fatto innanzitutto con il pacchetto anticrisi da 1milione e 400mila euro, il famoso progetto Confiducia e con i contributi per gli investimenti: piccoli pacchetti per dare, come dice Formigoni, una “sgasata” alle imprese. In seconda istanza abbiamo fornito un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori sociali, estesi anche alle imprese che tradizionalmente ne erano sprovviste, ma che sono il tessuto portante della nostra economia, cioè quelle piccole. Il terzo punto è il rilancio delle grandi opere, che hanno un impatto diretto e quantificabile con l’economia».
Alessandro Alfieri sull’argomento comincia invece con un’autocritica: «Per anni il centro sinistra non ha sviluppato un confronto con le imprese: troppo a lungo si è arroccato sul contrasto tra grande impresa e lavoratore. Negli ultimi anni però il Partito democratico ha cominciato a lavorare su questa parte della società, e da questo punto di vista io vedo le cose. Io però sono convinto che la regione, sugli ammortizzatori sociali, si è limitata a mettere una pezza. E sulla politica industriale, anche se non è la Regione ad essere protagonista, c’è molto da fare. Meglio dei contributi a pioggia perciò, sarebbero stati utili interventi mirati su un settore, per intercettare la ripresa: magari a favore dell’economia verde. E un altro aspetto importante sarebbe quello della semplificazione amministrativa, un tema molto sentito dai piccoli imprenditori anche e soprattutto in questa fase».
GRANDI OPERE
La domanda sulle grandi opere lombarde la pone invece Giancarlo Angeleri, rivolgendosi direttamente al candidato del PD: "Alfieri, ma lei la Pedemontana l’avrebbe mai fatta?"
«Innanzitutto nil governo Prodi ci ha investito parecchio e ha voluto il tavolo Milano, che ha lavorato in sintonia per far partire un’opera attesa da tempo e voluta da tutti -spiega Alfieri – perciò non ho proprio nulla da dire in proposito. Se ho qualcosa da dire, semmai, è sulla inaugurazione così poco sobria: quella davvero me la sarei risparmiata. E’ un’opera che per funzionare ed essere condivisa, ha bisogno di compensazioni ambientali. Ma proprio il fatto di averli messi in campo è uno degli aspetti positivi dell’opera, dall’assorbenza acustica alla piantumazione degli alberi.
Però per l’Expo si è fatto molto per il trasporto su gomma e molto poco per le rotaie: manca il collegamento tra la stazione Centrale e Malpensa per esempio e manca la stazione ferroviaria al Terminal 2. Spero di essere smentito dall’assessore, ma temo che non lo sarò»
«Per il costo della inaugurazione si è pagato un centomillesimo dell’opera. Era il caso di investirlo, per festeggiarne l’inizio? Io dico di sì, anche perché due anni e mezzo fa indicammo come punto di inizio la data del 10 marzo 2010 e invece abbiamo inaugurato i lavori un mese prima. Per Pedemontana abbiamo previsto la ciclabile su tutto il percorso e 100 milioni di alberi piantumati: a conferma che le infrastrutture non sono necessariamente nemiche dell’ambiente. Per quel che riguarda i trasporti pubblici invece, sono d’accordo a lavorarci su, ma per avere i finanziamenti abbiamo dovuto aspettare il governo Berlusconi: finchè c’è stato il ministro Bianchi, dei comunisti italiani, non ha messo un euro. Ora possiamo cominciare a ragionare. La sinistra deve togliersi di dosso quel pregiudizio per cui ogni infrastruttura è un male a prescindere».
«Però per anni la gente si è trovata le infrastrutture addosso senza poter partecipare alla realizzazione – ha puntualizzato Alfieri – Con il cantiere dell’alta velocità si è effettuato un cambio culturale: da lì si è cominciato a dialogare con le comunità. È una cosa faticosa, certo, ma è il compito della politica. Invece su queste questioni c’è ancora l’arroganza del potere, il non mettersi in discussione con gli enti coinvolti».
«Posso dire che sono d’accordo? – conclude la questione Cattaneo – Sono d’accordo così tanto che ci ho scritto un libro, che parla di tutti i dialoghi che abbiamo sostenuto con tutti i più piccoli enti e associazioni. Altro che arroganza del potere».
MALPENSA E LA SUA TERZA PISTA
Sulla questione “terza pista” la domanda, posta da Giacarlo Angeleri era “o di qui o di là»: cari candidati, sulla questione la pensate come Sea o come i sindaci della zona?
«Io la penso come Sea – risponde Cattaneo senza esitazioni – Non è possibile pensare di avere un aeroporto come questo sul territorio e limitarlo il più possibile perché non disturbi: allora era meglio non farlo. Dobbiamo vivere Malpensa come un cancro da eliminare, o come una opportunità? Io dico che si debba vivere come un’opportunità: una eccellenza territoriale non si mantiene per sempre ed è necessario alimentarla. Pensate a Sheffield o Manchester: erano delle eccellenze europee, ora sono tra i territori più poveri del continente. Può capitare anche a noi, in futuro. Noi vediamo i cingalesi che vendono fiori ai nostri semafori, ma chi lo dice che i nostri nipoti non venderanno fiori ai semafori di Calcutta? La terza pista non va presa in maniera ideologica, ma se serve a migliorare le condizioni per i lavoratori e per i passeggeri, ben venga»
«Non è vero che chi è contro la terza pista è contro lo sviluppo del territorio – risponde Alfieri rifiutando lo stereotipo – La verità è che c’è stata una contrazione nel traffico, 24 accordi bilaterali hanno cambiato continuamente le carte in tavola e Lufthansa sta ancora aspettando le ultime revisioni degli accordi per decidere quanto investire: io penso che prima di pensare a investire sulla terza pista si debba lavorare e ragionare su questo. Pensare di risolvere i problemi di milioni di passeggeri che adesso non si vedono nemmeno col binocolo mi sembra decisamente prematuro»
LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE
«Questa è una sfida enorme per la politica, che non può essere affrontata né dicendo “mandiamoli tutti a casa a calci nel sedere” né con la politica del “c’è posto per tutti” – spiega Alfieri – Insomma: bisogna pianificare non parlare alla pancia della gente. Fino ad ora non si è considerato gli immigrati come degli interlocutori: e invece bisognerebbe fare un patto di partecipazione con loro. Renderli corresponsabili e coinvolgerli, per aiutarli a partecipare o magari semplicemente ad aprire una partita Iva, cioè aiutarli in quella semplificazione burocratica che chiedono anche i piccoli imprenditori italiani. Stesso discorso per il welfare: le loro sono famiglie che non godono dell’appoggio dei nonni, per cui gli asili nido, che sono importanti per tutti, per loro sono fondamentali. E su questo argomento la regione può e deve fare la propria parte».
«L’immigrato è una persona umana e in questo senso ha gli stessi diritti naturali di tutti gli altri – ha precisato Cattaneo – Ma questo non significa dar loro inutili illusioni. Ho trovato alla mensa dei poveri di Saronno un africano, laureato con master. Mangiava lì, perchè essendo clandestino non trovava lavoro. È il caso di trattare così queste persone? Io dico di no. I fondi della regione sono disponibili a tutti di qualunque nazionalità, e utilizzati. Ma bisogna anche lavorare sulla limitazione all’immigrazione, per dare maggiori opportunità a tutti».
IL FUTURO DEI GIOVANI
Come agevolare i ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro? Come aiutare le famiglie e far proseguire gli studi?
Per Cattaneo: «Alla seconda domanda noi rispondiamo e risponderemo sempre con la dote scuola, che mette insieme più interventi dal sostegno al reddito alla disabilità. Noi vogliamo premiare la meritocrazia nella politica scolastica. Fino ad ora invece è stata premiata la mediocrità, la mediocrazia».
Secondo Alfieri «E’ importante creare centri di aggregazione giovanile, sono in molti a chiedermelo: luoghi dove esprimere i talenti. E vero il tema della meritocrazia, lo condivido. Ma bisogna lavorare anche sui bambini che fanno fatica ad apprendere, avere attenzione anche per chi è in difficoltà».
VARESE PROVINCIA DI SE’ STESSA, IN ATTESA DEL SORPASSO DI GALLARATE
L’ultima domanda divide in due la nostra provincia e a farla ci pensa il direttore della Prealpina, provando a far diventare Governatori per un giorno i due partecipanti: “cosa fareste per Luino e per Varese, cosa fareste per Gallarate e Busto?”
«A Luino metterei grande attenzione per il lavoro dei frontalieri e sui piccoli Comuni – ripsonde Alfieri – Inoltre, il tema della promozione turistica della sponda magra è sicuramente da affrontare. Varese vorrei invece che tornasse a trovare l’ambizione del capoluogo di provincia. Mentre invece ha ormai già ceduto questo ruolo a Gallarate, che magari ha cementificato troppo, magari è cresciuta in maniera distorta: ma l’ha fatto. Varese invece è ferma da tempo, sembra non abbia un progetto su cui investire».
Una visione che vede d’accordo anche Raffaele Cattaneo: «Per Luino la questione è sul recupero territoriale a fini turistici: il lungolago, l’ex Ratti, la riqualificazione delle aeree dismesse. I cittadini devono però avere il coraggio di farlo, e perdere alcuni loro vizi. Per Varese invece lavorerei sulle stazioni: perchè deve riprenderela sua centralità, all’interno del triangolo con Lugano e Como, che vede ora predominante Lugano. Per Gallarate penserei a delle infrastrutture: è una città che è cresciuta straordinariamente, gli mancano solo dei adeguati collegamenti»
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