Giorgio Merletti: “Alla politica manca una Carta dei Valori”
Il presidente di Confartigianato Imprese Varese e vicepresidente di Confartigianato nazionale interviene sul Ddl incentivi e sul ruolo del Governo, poco adatto a capire imprese e famiglie
Gli incentivi distribuiti con logiche deboli – più legate a esigenze da campagna elettorale che dall’obiettivo di puntare alla ripresa economica – possono servire, ma solo se avranno continuità e risorse adeguate. L’Italia si trova nell’incertezza e nel disorientamento: una classe politica attenta non può giocare con il futuro del Sistema Paese. Non lo deve fare. Il tira e molla di una ripresa che va in altalena (un giorno c’è e il giorno dopo scompare) è pericoloso.
Molti micro e piccoli imprenditori continuano ad immettere denaro personale in azienda, aiutando il Sistema con il mantenimento della coesione sociale (tutela dell’occupazione e della professionalità). Eppure il loro impegno non è riconosciuto. Gli italiani "tagliano", la politica non lo fa.
Il Governo preferisce distribuire incentivi piuttosto che sviluppare una seria politica industriale a favore del sistema manifatturiero e di trasformazione. E la sua visione è sempre parziale: le MPI non sono più e solo quelle dei settori tradizionali (che devono essere sostenuti, soprattutto chi dalla crisi è stato colpito duramente: tessile e meccanica ai primi posti) ma anche quelle dei settori innovativi: informatica, bioedilizia, green-economy, comparto Casa. Non diamo aiutini "leggeri", se poi alle imprese viene chiesto di adottare SISTRI, sistema di tracciabilità informatica dei rifiuti: che non semplifica, non sburocratizza e aumenta costi e oneri a carico dell’imprenditoria. Ciò che serve, per tutti, è anche semplificazione e facilità d’accesso ai servizi.
Se proprio si deve, vorremmo interventi di carattere strutturale per semplificare l’attività delle imprese e garantirne la continuità. Ha ragione Dario Di Vico, del Corriere della Sera, quando dice che "gli invisibili si battono con il mercato in una relazione diretta, uno ad uno. Senza avere la protezione del lobbysmo, la copertura mediatica e i finanziamenti pubblici. E’ quasi un corpo a corpo. Ma gli invisibili sono abituati a cavarsela; a prenderle e a darle, e vivono una realtà che non è mai stata mediata dagli apparati di produzione delle culture e degli stili di vita dominanti".
Il Governo dovrebbe ascoltare con maggiore attenzione coloro che di IMPRESA ne sanno tanto – la legge sul Made in Italy è arrivata dopo anni e anni di lotta da parte del sistema Confartigianato – e porsi il problema di come tutelare quelle micro e piccole imprese "rilanciando, come ha affermato giorni fa il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, la concertazione tra Governo e parti sociali e con un recupero di etica".
Confartigianato Imprese Varese ha dato vita, anni fa, ad una Carta dei Valori in base alle esigenze di impresa, lavoro, famiglia e persona. Lo stesso lo chiediamo al Governo: una Carta dei Valori che ponga al centro dell’attenzione l’etica del fare, del riformare fisco e lavoro, del sentirsi responsabile, del valorizzare il modello italiano della scuola-bottega nella quale l’imprenditore insegna il mestiere e trasmette i valori della vita.
Chiediamo politiche adatte ad aumentare e sostenere la competitività, a facilitare l’accesso al credito valorizzando il ruolo dei Confidi, a rinnovare il sistema della fiscalità regionale (e adottare un federalismo municipale in attesa di quello nazionale), a semplificare il rapporto con la P.A. e rendere agevole la vita dell’impresa e la sua costituzione. E poi il potenziamento della Bilateralità, perché ha permesso alle nostre imprese – autofinanziandosi – di tenere testa alla crisi. Questi sono i valori.
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