Pedemontana, i comitati si uniscono in una pioggia di ricorsi
Dopo aver letto la delibera del Cipe che non accoglie gran parte delle loro richieste i gruppi spontanei di cittadini espopriati passano al contrattacco appellandosi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e al Tar
I comitati si fanno sotto dopo aver appreso del progetto definitivo licenziato dal Cipe lo scorso 18 febbraio e che ha visto insoddisfatte le richieste di buona parte dei comitati spontanei di espropriati. Ora si sono uniti tutti quella della provincia di Varese (Mozzate, Gorla Minore, Cislago, Solbiate Olona, Gorla Maggiore, Fagnano Olona, Lozza e Gazzada Schianno) per portare avanti le istanze di chi si vedrà requisire la casa, chi il terreno e così via. Tutti insieme i comitati hanno espresso la loro ferma volontà di presentare ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo contro un modo di procedere che «lede i diritti dei singoli limitandone drasticamente le legittime possibilità di opposizione. Ogni comitato si impegna inoltre a procedere, entro i termini di legge,alla presentazione dei vari ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia (T.A.R.).
Secondo il coordinamento dei comitati, nella sostanza, il progetto definitivo
non apporta quelle modifiche fondamentali richieste a più riprese da varie istanze territoriali «tese – dicono in un comunicato – a far realizzare una infrastruttura veramente al servizio della collettività,considerato che si sta prospettando la realizzazione di un’opera in più punti incompatibile con le esigenze del territorio, non rispettosa dell’ambiente, della proprietà privata e delle attività produttive manifatturiere ed agricole». Da qui la decisione unanime di procedere a una serie di iniziative sul piano legale per tutelare
gli interessi della popolazione residente. I comitati, infine, supporteranno tutti quei cittadini, e non sono pochi, intenzionati a ricorrere alla Corte d’Appello avverso alle procedure di esproprio delle proprie case e dei propri terreni. Una critica alla manifestazione di inaugurazione giudicata da più parti eccessiva definendo «faraonica e pacchiana» l’inaugurazione del 6 febbraio scorso.
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