Cani vietati al bar: “Era meglio consultare le associazioni animaliste”

Con l'ufficio Dirritti Animali, ospitato dall'assessorato alla Tutela Ambientale, le associaizioni avevano già realizzato un regolamento dei diritti degli animali. L'opinione dei responsabili dell'ufficio sulla questione

Pubblichiamo integralmente l’intervento del responsabile dell’Ufficio Diritti Animali, operativo all’interno del comune di Varese presso l’assessorato alla Tutela Ambientale, sull’ordinanza dell’Amministrazione che consente l’ingresso dei cani nei negozi che lo autorizzano e lo vieta invece nei bar e nei ristoranti.

L’Ordinanza del sindaco ha una sua ragione. E’ in linea non solo con la richiesta della ministra del turismo on. Brambilla ma anche con quelle di numerosissimi cittadini che chiedono da anni di poter entrare nei negozi con i loro adottati.
L’iniziativa governativa e del sindaco s’inserisce poi nell’attuazione delle norme di cura e benessere degli animali, recepite nel nostro paese a seguito di direttive europee nell’Accordo Stato-Regioni di ben sette anni fa.

Non dobbiamo dimenticare che gli studi degli ultimi 50 anni ci hanno confermato che gli animali sono esseri senzienti dotati di sentimenti e di una loro intelligenza specifica. Perché non riconoscere quindi anche a Varese questa possibilità di entrare nei negozi autorizzati, con il loro detentore o adottante? L’ordinanza aveva proprio questo obiettivo. E lo stesso obiettivo dell’Associazione degli esercenti, che l’aveva proposta, è condivisibile. Quello che non ha funzionato è stata la strategia di formazione della volontà del primo cittadino.

Forse era meglio documentarsi e chiedere anche il parere delle Associazioni animaliste che hanno predisposto un regolamento dei diritti degli animali che doveva essere presentato in giunta dall’assessore Luigi Federiconi. L’Ufficio Diritti Animali, costituito nella nostra città fin dal giugno 2008, aveva ed ha anche questa caratteristica: supportare l’amministrazione cittadina tenendo conto delle esigenze dei cittadini e dei loro amici d’affezione. Purtroppo questo non è ancora avvenuto. L’organizzazione del prezioso Corso per operatori della polizia locale e dei volontari delle associazioni animaliste, tenutosi presso la Provincia nello scorso mese, da parte di tre comuni, compresa la nostra città, attraverso le associazioni dell’UDA, ancora una volta ha fatto emergere che occorre decidere in sinergia, anche in questo ambito.
Se la richiesta dell’Associazione degli esercenti fosse pervenuta all’attenzione delle associazioni animaliste dell’Ufficio Diritti Animali forse tutte queste incomprensioni non si sarebbero verificate.

Ma perché la ministra Brambilla ha così caldamente spinto da mesi per questa sua iniziativa? Perché il sindaco di Varese ha ritenuto opportuno emanare un’ordinanza in tal senso? Sicuramente si è voluto rispondere alla richiesta di molti cittadini tenendo conto dell’aspetto del rapporto tra detentore e animale anche nei momenti dedicati allo shopping o comunque alle spese necessarie alla quotidianità. Non saremmo comunque la prima città che regolamenta questo aspetto. Altre grandi città hanno affrontato e risolto questo aspetto legato al buon rapporto uomo-animale: basta scorrere i relativi articoli dei regolamenti approvati dai rispettivi consigli comunali. E sfidiamo chiunque a dire che Varese non ha le qualità per fregiarsi di questa attribuzione.

Le firme potranno anche essere molte ma il problema delle richieste che vanno incontro alla sensibilità dei cittadini e dei loro adottati non viene risolto se non lo si considera globalmente. Un apposito regolamento, proposto dalle associazioni animaliste cittadine, esiste già agli atti dell’assessore alla tutela ambientale per essere approvato dalla giunta e sottoposto alla discussione da parte del consiglio comunale. Organo, che come si sa, rappresenta la volontà delegata dei cittadini per le scelte importanti. Il confronto sarebbe quindi l’occasione per riconsiderare quelle norme contenute nel “Regolamento di polizia urbana” alla luce dei nuovi principi e accostare un atto generale che comprenda tutte le situazioni in cui si sviluppano rapporti tra umani e non umani al fine di prevenire qualsiasi evento negativo ai cittadini e ai nostri amici animali. Una via, questa, da anni consigliata sia dal governo regionale della Lombardia che da quelli succedutisi a livello nazionale. E’ la prospettiva di un paese, il nostro, che è presente nelle assemblee internazionali in cui si sviluppano e si confrontano le culture delle società civili nel mondo della globalizzazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Aprile 2010
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