Napolitano: “Ventincinque aprile come festa della riunificazione nazionale”
Il Presidente della Repubblica è intervenuto a Milano alla Scala. "Abbiamo un debito inestinguibile verso tanti che diedero la vita per riscattare l'onore della Patria". Ricordato Pertini
Il 25 aprile come festa della riunificazione nazionale. È un Capo dello Stato già in versione da centocinquantenario dell’Unità il Giorgio Napolitano intervenuto oggi alla Scala di Milano per la Festa della Liberazione. Fra i numerosi presenti, anche il capo del governo, Silvio Berlusconi.
Un’unità, quella della nazione, valore irrinunciabile e che porta il Presidente a liquidare come "sgangherate battute" le polemiche sul prossimo anniversario dello Stato nazionale.
Il presidente ha ricordato un predecesore illustre e molto amato: il socialista Sandro Pertini, il più ferreo e conseguente fra gli antifascisti. «E’ stato un onore per l’Italia averlo tra i suoi presidenti», ha detto Napolitano.
Il capo dello Stato non ha voluto esimersi dal toccare, pur senza nominare persone, la polemica insorta sulle dichiarazioni del presidente della provincia di Salerno che minimizzano l’apporto della Resistenza alla Liberazione. Fatto indubbiamente vero dalle sue parti, liberate dagli alleati nel settembre 1943 dopo devastanti bombardamenti, meno in vaste zone del centro-nord in cui il movimento partigiano si insediò con forza, o a Napoli liberata dal suo popolo in armi.
Nessuno può negare l’apporto decisivo delle forze armate angloamericane nello schiacciamento del nazismo, argomenta Napolitano, nondimeno «è indubbio che il generoso contributo italiano, contro ogni comodo e calcolato attendismo, ci procurò un prezioso riconoscimento e rispetto».
Un merito morale, insomma, se non pratico: ma è vero anche che il 25 aprile, il "triangolo industriale" Torino-Milano-Genova cadde nelle mani dei partigiani, evitando gravose e inutili distruzioni, prima ancora dell’arrivo degli Alleati finalmente vittoriosi in Val Padana. Un fatto politico l’insurrezione finale, voluta da tutte le componenti della Resistenza.
Quanto alle ricorrenti accuse da destra (e non solo) di crimini resistenziali e di parzialità nella ricostruzione storica, Napolitano ha ribadito che celebrare la Resistenza non significa tacerne «limiti e ombre». «Il nostro paese» ha detto il Presidente «ha un debito inestinguibile verso tanti giovani che sacrificarono la vita per riscattare l’onore della Patria». Tutti i caduti sono degni di rispetto ma ciò non deve significare «neutralità o indifferenza».
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