Resistenza e guerra di liberazione, un centro culturale a Busto Arsizio

Lo creerà l'associazione raggruppamento divisioni patrioti Alfredo Di Dio (legata alla FIVL) presso la sede i via Espinasse, che contiene numerosi documenti sui venti mesi della lotta contro il nazifascismo tra Busto e l'Ossola

Il 25 aprile si avvicina, e con esso i tradizionali appuntamenti legati alle memorie della Resistenza e della guerra di Liberazione. Quest’anno ricorre fra l’altro il trentennale della medaglio di bronzo alla città di Busto Arsizio, patria di molti resistenti e antifascisti. In città varie sono le organizzazioni e associazioni di ex combattenti e non che ogni anno ricordano gli eventi del 1943-45, come quella intitolata al raggruppamento divisioni patrioti Alfredo Di Dio, parte della FIVL (Federazione Italiana Volontari della Libertà), che rappresenta la resistenza di ispirazione cattolica e autonoma. La sua sede di via Espinasse diventerà un centro culturale, annuncia il presidente nazionale FIVL Guido De Carli, ex combattente che è anche a capo dell’associazione bustocca. Un centro che si affiancherà al già esistente museo degli "azzurri" di Ornavasso.

«Vogliamo valorizzare» spiega De Carli «il patrimonio archivistico e bibliotecario di cui disponiamo, che è notevole, dai brogliacci di servizio dei reparti ai proclami originali dell’epoca, alle foto, a oggetti, ad esempio le bandiere dei reparti, o i timbri con cui il nostro compagno "King Kong" falsificava i documenti, permettendo a staffette, ricercati e fuggitivi di circolare» dice mentre sfoglia album con immagini storiche. Ad esempio quella dell’improvvisato consiglio di guerra alle porte di Busto, in via per Lonate, in cui compare anche il famoso comandante comunista Cino Moscatelli. Da lì a poco sarà fermata e convinta alla resa senza spargimenti ulteriori di sangue la cosidetta "colonna Stamm", che poi non era tale: un reparto tedesco forte in uomini e armi ma chiaramente demoralizzato (il comandante, che non si chiamava Stamm, si suicidò). «Moscatelli aveva un’altra idea, voleva far passare i tedeschi per affrontarli poi dopo verso Milano, ma prevalse il nostro punto di vista» dice De Carli: nella foto si vedono i giovani comandanti dell’epoca, armi a tracolla, fazzoletto d’ordinanza al collo, confabulare nervosi.
Era l’alba di una difficile libertà, che avrebbe presto diviso la Resistenza, già preda di aspre rivalità. Nel 1948 la scissione definitiva del movimento resistenziale che pose fine, nella sinistra ombra della Guerra Fredda, a quel precario ma generoso afflato di unità. Nacquero così, in un rapporto ambiguo di memorie condivise e occasionali polemiche, l’Anpi ("rossa") e la Fivl ("bianca"), cui si sarebbe poi affiancata la Fiap (ex azionisti). «Fu una scelta dolorosa ma inevitabile» ricorda ancora De Carli, «i socialcomunisti non volevano la NATO, noi volevamo un’Europa libera, e unita». Ed "Europa Libera" si chiamava il giornale fondato da Mattei, dal col. Mario Argenton e dal generale Raffaele Cadorna jr, comandante del Corpo Volontari della Libertà. Oggi la pubblicazione prosgue come "Libertà Dal Popolo", il cui numero 1 uscirà per il 25 aprile.

Per ricordare chi aiutò a costruire la fragile democrazia postbellica, la FIVL ha creato un museo ad Ornavasso, all’imbocca di quella Val d’Ossola che fu covo dei "ribelli per amore" e sede di una libera repubblica poi spazzata dal contrattacco nazifascista. «Da tempo ci si recano le scuole, vi facciamo tanto di questionari perchè i ragazzi apprendano concretamente la storia, i personaggi, i temi e i fatti di allora». Anche questa è tradizione, identità, storia locale, anche se i protagonisti non sempre erano ossolani. Su quei monti cari alla memoria partigiana salirono militari sbandati, operai ribelli, contadini oggetto di minacce e ritorsioni, giovanissimi in fuga dal reclutamento forzoso per una guerra fratricida e perduta. «Ora stiamo ristrutturando il museo ossolano, e ad ottobre, quando contiamo di sistemare anche qui a Busto, lo riapriremo per l’anniversario della morte di Alfredo Di Dio». Di Dio, palermitano di nascita, fu capo della Resistenza nell’Ossola, caduto combattendo in Val Vigezzo nell’ottobre 1944. A lui furono intitolati i reparti denominati, un po’ esageratamente visti i numeri e i mezzi, "divisioni", che dai monti ossolani fino al Po diedero filo da torcere all’occupante e ai suoi scherani, per poi sfilare a Milano ai primi di maggio «con i camion presi ai tedeschi pitturati d’azzurro». C’era da mostrare ai vincitori che gli italiani non erano rimasti a guardare.

I protagonisti di quell’epoca sono oggi anziani, sugli ottanta abbondanti, ma tenaci nel voler diffondere, soprattutto nelle scuole e fra i ragazzi, quel grido di libertà scaturito dal ripudio di un regime che lungi dal fare dell’Italia una potenza, aveva condotto il Paese alla rovina e all’asservimento allo straniero. Quello di cui la FIVL è ancora oggi portavoce è un movimento da cui emersero fra l’altro figure centrali (e controverse) nella storia successiva del paese come Enrico Mattei o Eugenio Cefis, solo per fare degli esempi; e che diede un contributo militare e morale rilevante alla lotta contro il nazifascismo, prima, e poi ai delicati equilibri politici di un periodo in cui gli Alleati cercavano ogni sponda per non lasciare l’Italia in mano ai partigiani vicini o indirizzati dal PCI di obbedienza stalinista.

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Pubblicato il 01 Aprile 2010
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