Assistenza anziani: si punta sulla la famiglia
Dal rapporto sulla non autosufficienza del Ministero del Lavoro emerge un'Italia che invecchia. Anche nella nostra provincia la percentuale di anziani sta crescendo

Oggi, gli anziani ultrasessantacinquenni in Italia sono circa il 20% della popolazione e diventeranno il 34,5% nel 2051. La progressione è impressionante, se si considera che nel 1980 gli ultraottantenni rappresentavano il 2,1% della popolazione e nel 1997 il 5,3%.
Parallelamente, aumenta la percentuale di non autosufficienti: tra i 70 e i 74 sono il 9,7%, percentuale che sale al 44,5% nella fascia ultraottantenne.

I dati della provincia di Varese ricalcano quelli nazionali: l’incidenza degli over 65enni nel 2009 era del 20,1% che scendeva al 9,3% per la fetta degli ultrasettantacinquenni, con un indice di invecchiamento globale ( quanti anziani ogni cento giovani) del 20,5%.
«Da anni la Regione punta sulla domiciliarità per rispondere alle esigenze dell’assistenza – spiega il direttore sociale dell’Asl Lucas Maria Gutierrez – La politica sociale prevede l’aumento dei servizi per le categorie fragili, con un potenziamento particolare dell’ADI, l’assistenza domiciliare integrata. Attualmente assistiamo soprattutto anziani over 75 (75,5% del totale dei pazienti in carico) che rappresentano il 9,2% della popolazione provinciale di quella fascia di età. Nella fascia 75-84 anni, le donne sono il 62,3% e nella fascia degli over 84enni 72,7%».

Ulteriori fondi sono stati stanziati per i Buoni Sociali: «I fruitori anziani nel 2009 sono stati complessivamente 958 con un incremento del 42,1% rispetto al 2008, dovuto anche alla disponibilità di risorse aggiuntive dedicate che hanno consentito di finanziare :
• per 224 famiglie, pari al 23% circa, i sostegni ai costi di regolarizzazione del lavoro delle
assistenti familiari ( badanti)
• per il 49% sostegni ai familiari impegnati nella cura dei propri anziani ( caregiver)
• per un 28,7% sostegni al reddito e ad altre forme di aiuto solidale».
Il modello della famiglia quale risposta al bisogno degli anziani, per il momento, sta dando buoni risultati, tant’è che in Lombardia non esistono emergenze legate alla terza età. Le case di riposto (RSA – Residenze socio assistenziali) ospitano soprattutto ultrasettantacinquenni (87% di cui la gran parte donne over 84) che rappresentano il 6,5 % della popolazione: « Chiaramente, il modello di sviluppo da seguire – commenta il dottor Gutierrez – è quello di una sempre maggiore integrazione tra aspetti sociali e sanitari. Cosa che stiamo già attuando. Il punto critico rimane quello della formazione e informazione delle famiglie. La rete di assistenza c’è ed è abbastanza completa: spesso i parenti non sanno a chi rivolgersi e cosa possono chiedere. Ecco perché stiamo potenziando, d’intesa con i comuni, gli sportelli unici dove possono trovare risposte a tutte le domande legate al mondo della terza e quarta età».
A sostegno della famiglia, infatti, ci sono anche i Servizi di Assistenza Domiciliare (SAD) gestiti prevalentemente dai Comuni con modalità in appalto; la gestione in forma associata si esprime mediante l’erogazione dei voucher sociali da parte degli Ambiti Distrettuali Attualmente. Sono oltre l’88% le amministrazioni locali che hanno predisposto servizi per rispondere alle richieste della popolazione anziana.
Tra le esperienze da segnalare c’è quella del Comune di Tradate dove è stato promosso un corso per “badanti”: oltre 160 ore di lezione per anziani e stranieri che vogliono impegnarsi in un settore in decisa espansione.
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