La giornata del silenzio
Varesenews aderisce allo sciopero dell’informazione, indetto per venerdì 9 luglio, contro il disegno di legge sulle intercettazioni più conosciuto come “legge bavaglio”
Varesenews aderisce allo sciopero dell’informazione, indetto per venerdì 9 luglio, contro il disegno di legge sulle intercettazioni più conosciuto come “legge bavaglio”. Forse l’espressione “giornata del silenzio” rappresenta meglio il significato di questa iniziativa di protesta straordinaria, perché se questa legge passerà, sulle inchieste giudiziarie calerà, appunto, il silenzio e i cittadini non potranno essere informati su vicende di interesse pubblico che hanno ricadute importanti sulle loro vite. Pensate all’indagine sulla clinica Santa Rita di Milano, al caso del ministro Scajola, all’inchiesta sui “favori” di Tarantini al presidente del consiglio, alle tetre “risate” notturne degli imprenditori che fiutavano l’affare abruzzese dopo il terremoto e ai furbetti del quartierino. Con le norme sulle intercettazioni in vigore non avremmo saputo nulla. Silenzio, solo silenzio. E “gli intercettati” avrebbero continuato a fare i loro affari sporchi e malefatte in barba ai cittadini.
Questa legge non era necessaria perché le norme esistono già e sono previste dal codice di procedura penale e dall’insieme di regole che disciplinano l’attività giornalistica. Il giornalista sa cosa puo’ pubblicare e cosa non deve pubblicare e soprattutto in che forma puo’ farlo.
Anche il metodo adottato dal governo non è accettabile, una materia così delicata per l’equilibrio di una democrazia non si puo’ stravolgere a colpi di maggioranza. Sono state avanzate proposte serie dai rappresentanti della stampa per rendere ancora più severa e responsabile l’informazione nel rispetto della verità dei fatti e dei diritti delle persone: udienza filtro per stralciare dagli atti conoscibili le parti relative a persone estranee e soprattutto alla dignità dei loro beni più cari protetti dalla privacy; giurì per la lealtà dell’informazione che si pronunci in tempi brevi su eventuali errori o abusi in materia di riservatezza delle persone; tempi limitati del segreto giudiziario; accessibilità alle fonti dell’informazione contro ogni dossieraggio pilotato. Nessuna risposta nel merito è arrivata a destinazione.
In genere gli scioperi si fanno contro le aziende editoriali per rivendicare qualcosa. Questo sciopero è diverso perché è stato proclamato per affermare l’esistenza di una condizione primaria e necessaria per vivere in democrazia: la libertà di informazione. Non c’è alcun privilegio da difendere, categoria o proprietà editoriale. L’informazione è un bene pubblico, non è di destra e nemmeno di sinistra. E’ un bene della democrazia e come ha ricordato recentemente il presidente della Camera dei Deputati: «In un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente».
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