Lacci e bavagli per magistrati e giornalisti
Tribunali intasati, giornali vuoti e qualche favore alle cosche. Le conseguenze più rilevanti in caso di approvazione del ddl intercettazioni
Complica la vita ai magistrati, tappa la bocca ai giornalisti, lascia circolare notizie pubbliche in circuiti di persone molto ristretti. Il ddl intercettazioni, soprannominato legge Bavaglio è osteggiato da molti, piace a pochi ed è utile a pochissimi, eppure sembra essere l’emergenza nazionale, tant’è che il Parlamento è disposto addirittura a saltare le vacanze estive per approvarlo.
La legge mette in discussione le intercettazioni fin dal loro inizio, e cioè nei casi in cui possono essere previste. Dopo numerose rivisitazioni (nelle ipotesi paventate all’inizio della stesura del testo le condizioni per intercettare erano talmente ristrette da permettere l’ascolto solo di chi era già riconosciuto responsabile della commissione di un reato) ora il testo approvato in Senato prevede la possibilità d’intercettare solo se ci sono gravi indizi di reato. A far discutere rimane però il riferimento all’articolo 192 del codice di Procedura Penale che potrebbe essere interpretato in maniera troppo restrittiva e depotenziare lo strumento delle intercettazioni.
Il procedimento di autorizzazione per intercettare è un altro intervento molto discusso che verrebbe introdotto dal disegno di legge. L’autorizzazione smetterebbe infatti di essere di competenza del gip e lo diverrebbe del Tribunale distrettuale formato da 3 giudici. In pratica i tribunali ogni qualvolta che dovranno richiedere l’autorizzazione ad intercettare dovranno caricare i faldoni con gli atti d’indagini in macchina e andare al tribunale distrettuale dove l’avvio delle intercettazioni dovrà essere autorizzato da 3 giudici. Inoltre dopo 75 giorni se il pubblico ministero ritiene indispensabile continuare le intercettazioni dovrà chiedere una proroga ogni 3 giorni. Ad essere preoccupati sono soprattutto i magistrati che ben conoscono le conseguenze di un sistema così macchinoso applicato alle carenze economiche dei tribunali italiani.
A preoccupare i magistrati e le forze dell’ordine che si occupano di mafia è anche le conseguenze che le nuove norme potrebbero avere nella lotta alla criminalità organizzata. Infatti, seppur è vero che il disegno di legge prevede un percorso diverso per intercettare chi è sospettato di aver commesso reati di mafia, è altresì innegabile che influiranno su tutti gli altri reati satellite. È noto che spesso le indagini che portano ad un sistema criminale mafioso partono da indagini cominciate da altri reati. Mettendo un filtro a questi reati in molti casi potrebbe diventare difficile arrivare ai clan.
Il ddl intercettazioni prevede anche restrizioni per le registrazioni. Recita: “chiunque fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a cui partecipa, o comunque effettuate in sua presenza, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni se ne fa uso senza il consenso degli interessati”. Questa articolo è stato soprannominato “emendamento D’Addario” perché avrebbe punito la escort barese che, dopo essere stata con il presidente del consiglio stipendiata da un faccendiere suo amico, ha divulgato le registrazioni di quella serata. Gli effetti dell’emendamento però avrebbero impedito anche tutte le altre registrazioni nascoste, da quelle di Report, Striscia la Notizia, Le Iene e degli altri programmi televisivi, radiofonici e online. Il testo è pertanto stato corretto ed è stata data la possibilità di registrare a giornalisti iscritti all’ordine. Per tutti gli altri è rimasto tale e quale.
La parte forse più discussa, dopo quelle che interessano i magistrati, è quella del bavaglio alla stampa. La pubblicazione di atti d’intercettazione comporterebbe, se approvato il ddl, l’arresto del giornalista fino a 30 giorni e un ammenda da 2 a 10 mila euro. In caso di pubblicazione d’intercettazioni destinate alla distruzione per gli editori dei giornali che decidono di pubblicarle la multa ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro. Cosa che quasi nessun editore si potrà permettere.
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