Bindi: “Crisi irreversibile, ora tocca a noi”
La presidente apre l'Assemblea nazionale del Partito democratico a Busto Arsizio. "Alla Lega diciamo di non fare la furba, è tempo di smacherare il loro imbroglio"
“Benvenuti nel profondo nord”. E’ Rosy Bindi ad aprire i lavori dell’Assemblea nazionale del Partito democratico. Per due giorni i leader del Pd, ma anche i delegati eletti in tutta Italia, saranno a Varese, nel polo fieristico di Busto Arsizio Malpensafiere, a discutere di lavoro, fisco, federalismo, scuola e immigrazione. “Siamo qui con l’umiltà di chi vuol ascoltare, ma anche con la convinzione di poter rispondere a una sfida cruciale del paese. Da qui, da Varese, vogliamo parlare all’Italia. Un paese che vive il distacco fra la società vera e i riti della classe politica, come quella intorno alla tavola imbandita da Alemanno e Bossi”. E’ chiaro da subito il timbro dell’intervento iniziale: nessuno sconto al premier e fiato sul collo alla Lega Nord che “sparge parole al nord e sostiene governo dell’illegalità e del centralismo a Roma”.
LA CRISI POLITICA – Davanti alla platea per ovvie ragioni prevalentemente “nordista”, con tutto il partito provinciale e regionale schierato, al presidente dell’Assemblea parla chiaro: l’era del cavaliere sta finendo, il chiarimento nella maggioranza non c’è stato. “La crisi è irreversibile, ma ancora una volta assistiamo a uno spettacolo degradante e si nascondono i conti. Parlano trionfanti del federalismo e dei costi standard, ma noi aspettiamo ancora di conoscere la strada per assicurare la stessa assistenza sanitaria in Calabria e in Toscana”. Una situazione che “Berlusconi non governa più, ma non vuole mollare la presa. E ‘ in balia dei suoi alleati, ma la sua schizofrenia non gli impedisce di essere fedele a se stesso: guerra ai magistrati, conflitto d’interessi e naturalmente una volgarità che ha raggiunto la blasfemia. Il governo del fare ha deciso “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Sappiamo che questi sono i momenti più drammatici per la vita del paese”.
Nessuno sconto quindi al Pdl e al suo leader, ma anche alla Lega Nord. “Da qui, dove abbiamo scelto di venire, vogliamo dire alla Lega di non fare la furba. Non pensi di tirarsi fuori dalle responsabilità. E’ tempo di smascherare un doppio imbroglio: al governo da anni si racconta come se fosse all’opposizione: niente crescita, niente riforme, niente diminuzione della pressione fiscale”.
Domanda e provoca Bindi: “Perché la Lega vota per non rendere disponibili le intercettazioni di Cosentino, perché ha votato lo scudo fiscale, regalo al riciclaggio dei poteri criminali, e le leggi ad personam? Che risposta intendono darci al fatto che il più grande radicamento dell’ ‘Ndrangheta è nell’asse Pavia-Varese?”.
IL PD – Ed è qui che la presidente inizia a spiegare perché “ora tocca a noi. Abbiamo carte in regola per parlare con questo Nord per essere veri promotori della rinascita di questo Paese. Ci siamo divisi molto su cosa fare, ma dobbiamo fare vera opposizione perché questo governo cada. Non possiamo permetterci neanche un minuto di discussione fra noi che non abbia al centro i problemi delle famiglie italiane”.
Un’alternativa che secondo Bindi è fatta dalla capacità di essere nuovi interlocutori per gli imprenditori e per la chiesa, realtà nelle quali “qualcosa sta cambiando. Ma dobbiamo essere gli interlocutori anche delle donne, umiliate sempre di più dalla violenza ricorrente. E non ci interessa se queste donna sono italiane o immigrate”. Una società in cui secondo la presidente “l’aria sta cambiando: cresce la domanda di giustizia, pulizia, protezione sociale, compagnia. Il Pd deve essere interprete di questo e può essere più credibile di tutti gli altri”.
GLI ALLEATI – Ma le stoccate, Bindi, non le ha riservate solo alla maggioranza. “Meritiamo rispetto. Non mi sono piaciute le esternazioni di Nichi Vendola degli ultimi giorni. Quando sento parlare di anime morte, mi viene in mente una pigrizia mentale che non mi aspetterei da un politico poeta. Sono stanca di vederci rappresentati come un “popolo di dio in cerca del papa”. Il papa non è mai straniero e lo sceglieremo noi con il metodo che abbiamo scelto: le primarie”.
Rispetto che Bindi chiede soprattutto “ai nostri alleati, perché la rotta c’è. Vogliamo la legge elettorale e su questo punto siamo stati fermi fin dall’inizio. Abbiamo una proposta con la quale vogliamo parlare a tutta l’Italia e raccogliere intorno a una proposta di governo tutte le forze politiche che la sostengono”. Un fratello maggiore, così vede Bindi il Pd, ma senza fianchi scoperti: “gli alleati servono ad organizzare una maggioranza che batta la destra. Tutti coloro che sono disposti a garantire futuro alla Costituzione sono alleati del Pd per la democrazia”.
Chiude la Bindi con una frese che strappa un ultimo applauso alla platea. “Tocca a noi perché siamo le persone giuste per vincere il frutto più amaro di questi lunghi cinque anni: la sfiducia e il disincanto di milioni di persone. Se non lo faremo noi, non potrà farlo nessun altro”.
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