In tanti per salutare Luca: “Sarai sempre un esempio”

A due settimane dalla morte, Luca Somenzi è stato accompagnato da amici e familiari. "Continua da là a punzecchiarci, a farci superare i nostri limiti nella vita"

 In chiesa, nei saloni dell’oratorio, nel cortile antistante, centinaia di persone si sono raccolte per dare l’ultimo saluto a Luca Somenzi, il giovane arnatese morto due settimane fa in un incidente stradale sull’A8. E’ un pomeriggio plumbeo, con la pioggia che aumenta d’intensità piano piano. Eppure c’èqualcosa che sembra sorreggere i presenti: forse il fatto di poter salutare finalmente Luca insieme, a due settimane dalla sua morte, forse l’aver condiviso il dolore insieme o forse la  fede. Don Walter Sosio – che è stato educatore e amico di Luca e della sua famiglia e celebra i funerali – legge e commenta il brano del Vangelo con la resurrezione di Lazzaro, quando anche Gesù  era stato vinto dal pianto. Alla fine della celebrazione sono intervenuti gli amici, la sorella Maria Giulia, il fratello Daniele. La sorella Maria Giulia ha parlato di un brutto sogno: “brutto perchè non ti rivedremo più, ma anche un sogno perché in questi giorni facciamo di tutto per farti conoscere agli altri”, attraverso la condivisione dei ricordi, degli scritti. “Sei sempre intorno a me – ha detto Daniele – nelle foto di quando eravamo bambini, nei DVD, nel pc portatile, sulla bocca di chi mi scambia per te. Ma dove sei ora? Perché non ci sei?”. Ma Daniele ha chiesto al fratello di continuare ad esserci, di “continuare  punzecchiarci” per tenere vivo il ricordo e per spingere “verso il sogno”, ad “oltrepassare i nostri limiti” nella vita, come aveva insegnato. Tanti anche i ricordi dei compagni di squadra e degli amici dell’oratorio con cui ha condiviso l’impegno come educatore. “Hai cresciuto un gruppo di ragazzi unito e con sani valori, quelli che la gente chiama bravi ragazzi. Ce li avevi affidati, ne sentiamo la responsabilità” ha concluso un’amica. Voci che risuonavano anche nel teatro dell’oratorio gremito di persone e sul piazzale antistante. All’uscita sono stati gli amici a portare la bara fino al carro, poi il corteo si è mosso a piedi verso il cimitero del rione, poco lontano.

I genitori, i fratelli e gli amici hanno preparato anche un biglietto in ricordo di Luca, con un suo ritratto, un’altra foto di gruppo e le frasiprese da lettere

da una lettera ricevuta da Chiara Lubich,  dall’intervista sul sito della squadra di calcio. Ed è qui che c’era la frase in cui ricordava l’importanza dello sport, non solo in sé, ma anche come scuola di vita: “All’inizio  pensavo di migliorare solo come giocatore, tecnicamente e tatticamente. Poi crescendo ho cominciato a vedere questo sport con occhi nuovi, diversi. Non prendevo più per scontato tante cose ripetute negli anni, ma vedevo al di là, vedevo il significato di quelle frasi che ripetiamo meccanicamente, come “porta su la squadra; fai la diagonale; davanti alla palla; l’arbitro va lasciato  stare”, quei milioni di frasi che sappiamo da una vita. Le diciamo così spesso che molte volte perdono significato, quando invece sono la base. E’ con una solida base che si vincono le partite. Quello che posso insegnare ai giovani? Spero che il mio esempio si positivo e si possa apprendere da quello che sono, anche se mi sento ancora dalla parte dei giovani più che dei veterani” 

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Pubblicato il 16 Ottobre 2010
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