“La passione e un’idea vincente per essere video-giornalisti”
Il vicedirettore della Rai, Antonio Marano, ha partecipato al workshop per i giovani studenti dell’Insubria. Con lui anche diversi professionisti che hanno dato consigli agli studenti
L’aula magna era quassi piena di studenti e appassionati che hanno partecipato al laboratorio. La presentazione del workshop si è infatti aperta con i video realizzati dagli studenti in diversi settori: da quello per i mondiali di ciclismo, fino ai più recenti approfondimenti sul mondo dei giovani e del volontariato. «Lo scopo di questi lavori non è creare videogiornalisti – ha spiegato Franzi -, ma giovani esperti di comunicazione che quando si inseriranno nel mondo del lavoro sappiano cosa voglia dire realizzare un video, ne conoscano i tempi e le dinamiche. Se poi qualcuno di loro ha la passione di diventare giornalista, avrà già delle buone basi».
La passione, appunto è il tema toccato da Marano che ha ricordato di avere iniziato negli anni ’80 proprio a Rete55, con molti dei relatori presenti, oggi impegnati nelle maggiori testate nazionali: «Avete molte più possibilità di quelle che avevamo noi – ha detto ai presenti -. Con una telecamera e un computer potete fare tutto, noi non potevamo, ci volevamo dei veri investimenti economici. Ci
deve essere poi la passione e avere un’idea vincente, anche se non basta: lo spazio per lavorare in questo settore c’è, ma si deve rimanere aggiornati. Noi stessi per l’Expo stiamo esclusivamente lavorando per realizzare prodotti video sui telefonini, quello sarà il canale principale. Inoltre, una mia recente battaglia personale perché la fiction sia girata in inglese. Le nostre serie tv, in confronto anche solo alla Germania, sembrano una telenovela sudamericana. Per questo è anche necessario conoscere una lingua straniera, meglio due. E non fermarsi al concetto del “local”: il nostro “local” ormai è l’Italia».
Gli interventi sono poi proseguiti con diversi giornalisti tra cui il varesino Pacchetti, caposervizio Rai Milano, che ha ricordato agli studenti come la tecnologia non sia tutto: «Il lavoro del giornalista sta cambiando, è vero, ma personalmente rifiuto il termine “videogiornalista”. Non prenderò mai in mano la telecamera, ma mi rendo conto che oggi servono altri strumenti, come la chiavetta USB che uso oggi. Il giornalista deve soprattutto ricordarsi di essere giornalista, non è la tecnologia che fa il giornalista. Ricordatevi sempre che al di là della tecnologia ci sono davanti a voi uomini e donne, esattamente come voi. Quando monto un servizio penso sempre a mia madre che e casa a preparare il sugo e su cosa non vorrebbe vedere».
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