Scontri e violenze durante Italia-Serbia, fermata la partita
Violenza durante la partita per le qualificazioni mondiali a Genova. Nella notte sono stati arrestati i teppisti responsabili degli scontri. Tra i fermati c'è anche il leader incappucciato
Caos e scontri, un leader ultra incappucciato che si arrampica sulle barriere dello stadio e conduce le violenze, tumulti per tutta la notte. Italia – Serbia è stata sospesa per due volte e quindi definitivamente bloccata a causa della furia dei tifosi serbi, delle sue frange nazionaliste. Le squadre sono state invitate a rientrare negli spogliatoi.
La partita aveva già avuto una premessa nel pomeriggio anche per gli abitanti di Genova. Scontri e lanci di bottiglie contro la polizia, scritte sui muri di palazzo Ducale. La tensione nel centro tra i tifosi serbi e le forze dell’ordine era salita con l’approssimarsi dell’incontro.
Poi in serata durante il match gli ultrà serbi hanno messo in atto una contestazione fatta anche di minacce e tentativi di aggressione contro la propria squadra, che ha perso malamente l’ultima partita contro l’Estonia.
Poi nella notte sono stati arrestati i teppisti responsabili degli scontri. Tra i fermati c’è anche il leader incappucciato che, salito sulle barriere divisorie dello stadio Marassi, aveva guidato il lancio di petardi e fumogeni che ha portato all’annullamento della partita. È stato identificato grazie a un tatuaggio: sul braccio è impressa infatti la data 1389, che ricorda la battaglia della Piana dei Merli (a destra una raffigurazione della battaglia) contro i Turchi, mito fondante dello spirito ultranazionalista serbo.
Gli ultras serbi sono considerati tra i più duri d’Europa: rappresentano le frange nazionaliste di destra più estreme, hanno fornito persino manovalanza alle bande paramilitari durante le guerre in Jugoslavia (1992-1995). Alcuni gruppi ultras erano in piazza anche pochi giorni fa a Belgrado e sono stati protagonisti degli scontri con la polizia contro il Gay Pride nella capitale.
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