Scuole Pontida, in 115 chiedono interventi urgenti

Dai bagni alla palestra, dalle scale al cortile, le magagne di una scuola elementare in una lettera inoltrata a sindaco e giunta. Porfidio: "Uno scandalo, la 626 qui non esiste proprio. A fare cultura si inizia dalla scuola"

«Uno scandalo». Non usava mezze misure il consigliere comunale Audio Porfidio quando gli hanno segnalato la situazione delle scuole Pontida, affacciate sull’omonima via del quartiere San Michele. Vista sul posto la situazione, non sarà la peggiore immaginabile, ma se non meno di 115 genitori hanno sentito l’esigenza di firmare un appello urgente al Comune perchè intervenga, qualcosa vorrà ben dire. E il peggio, è che quanto si vedrà e sentirà potrebbe applicarsi a tanti altri istituti, qui e altrove: a parlare non è una scuola, è la scuola italiana, che chiede aiuto e risorse, la giusta attenzione per il luogo in cui imparano e crescono i nostri piccoli.

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La signora Romina Prevelato è una mamma "veterana" di questo istituto: da sette anni ha figli che la frequentano. Insieme al padre, e a vari altri genitori che ci chiedono cortesemente l’anonimato, nonchè al consigliere Porfidio che si è fatto latore delle lamentele dei familiari degli alunni, ci conduce in un breve tour della struttura della scuola Pontida, premettendo che le lamentele riuguardano i mancati interventi strutturali, non certo il servizio educativo che la scuola offre.
L’edificio è di qualche pregio storico, a occhio addirittura degli anni Venti-Trenta e riconvertito in seguito a scuola, qualche aula porta ancora targhe con i nomi di caduti della Grande Guerra. Le strutture moderne costruite appositamente con i mille accorgimenti dal legge 626 appaiono molto lontane. Scale all’ingresso, scalette interne, niente corrimano, niente attrezzature per l’ausilio ai disabili, niente striscette antiscivolo, tutto con un’orda di 400 bambini scatenati che vanno e vengono. Bagni: puliti, se non altro, perchè le bidelle si danno un gran da fare a tenere in ordine, ma fra sbrecciature, porte che non si chiudono da sistemare con un gancio, turche rotte, rubinetti non sempre funzionanti, angoli bassi delle porte smangiati, un vago sentore di muffa che ancora aleggia nonostante le imbiancature, lo spettacolo è men che mediocre. «Ci sono dei bambini che si rifiutano di andare al bagno, e la tengono fin che tornano a casa» lamenta più di un genitore. «In passato c’è stato anche un allargamento, era tornato su tutto da una turca e si sono ritrovati con la melma fino in classe» lamenta un’altra. Non c’è un bagno per handicappati; le strutture sono di vecchio tipo, per gli adulti, non studiate specificamente per i bambini.
Qualche intervento qua e là è stato fatto, essenzialmente l’imbiancatura che ha combattuto il proliferare delle muffe – l’edificio risente dell’età. «Mio figlio ha un’allergia proprio alle muffe, aveva le crisi d’asma in classe» racconta una mamma tenendo per mano il pargolo, che fa la terza. «Per fortuna imbiancando hanno risolto e ora sta meglio».

L’elenco delle lamentele è ancora abbastanza lungo. Da basso, la palestra cui si accede tramite una scala (non c’è possibilità d’accesso per i disabili, anche qui) mostra muri penosamente scrostati dall’umidità. Uno strappo nel tappetino che fa da pavimento non rende più sicuro il quadro: luogo frequentabile, sì, ma non per questo completamente adeguato.
Fuori, in cortile, le foglie cadute dagli alberi coprono quello che viene denunciato come un altro rischio: le nodose radici che fuoriescono ai lati delle piante, non protette da cordoli, spaccando l’asfalto. I bambini a volte svolgono qui, col bel tempo e quando non fa freddo («quando piove s’allaga tutto a partire dal tombino, e non c’è una tettoia»), le attività dell’educazione fisica: corri di qua, corri di là, con la vivacità dei bambini, c’è già chi è caduto si è fatto male. «Subito prima delle vacanze un ragazzino è caduto inciampando, sette punti di sutura alla testa» ricorda la signora Romina. «Che, dobbiamo avere paura tutti di sentirci telefonare per dirci che nostro figlio si è fatto male?» Una preoccupazione che non è solo sua. In un angolo dell’ampio cortile, dalla recinzione in metallo ritorto spuntano due spunzoni pericolosi. Basterebbero due tenaglie a ritorcerli e renderli quasi inoffensivi, ma essendo la scuola di competenza comunale, è dal Comune che ci si attende interventi complessivi. «Invece di spendere per rifare l’ufficio del sindaco» commenta irritata la signora Romina «dovrebbero dedicarse alle scuole, anzi il sindaco per primo dovrebbe visitarle. Non è solo l’elementare qui nel plesso ad aver bisogno di interventi: all’asilo spifferi e impianto elettrico da rifare, alle medie ci sono dei vetri rotti, almeno a quanto mi dicevano». Fuori, i genitori in attesa assentono e indicano le situazioni di rischio, sia pure potenziale.

«Qui il rispetto delle legge 626 non esiste proprio» commenta il consigliere Porfidio scuotendo la testa. «Chiederò all’Asl che faccia i dovuti controlli negli istituti. Perchè cultura non è solo il Baff» fa polemico, «è dalla scuola che si deve cominciare a mostrare attenzione. E dov’è l’assessore alla ‘pubblica distruzione’?». Quelle per le scuole sono spese che non daranno un grande capitale in visibilità, ma sono la sostanza della buona amministrazione: a questo va il richiamo del consigliere e dei genitori firmatari. Che oltre alle segnalazioni citate in precedenza, chiedono anche di cambiare il cancello d’accesso: il perno centrale a terra ha già fatto inciampare dei bambini che escono in gruppo, a volte correndo. Anche qui, meglio prevenire che curare.

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Pubblicato il 29 Ottobre 2010
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