Luci contro la forca
Quasi 600 le città italiane che aderiscono all'iniziativa, più di 85 paesi nel Mondo per dire no alla pena di morte
Una preghiera contro la pena di morte a Buenos Aires. L’incontro con l’ex condannato a morte Mario Flores, a Città del Messico. Gli incontri pubblici nei quartieri di Kimisagara, Gikondo e Kagugu, in Rwanda. Conferenza nel Palazzo del Comune di Maputo, in Mozambico. Questo solo per citare alcune delle inizaitive organizzate in 85 paesi nel Mondo e in 64 capitali altretante capitali per dire no alla pena di morte (l’elenco completo nel sito della Comunità di Sant’Egidio). In Italia parteciperanno all’iniziativa circa 600 città.
Si è aperta ieri pomeriggio la Giornata mondiale delle Città contro la Pena di morte. Tante le città che hanno deciso di illuminare piazze o monumenti in tutto il Paese. L’iniziativa è partita in Italia da Roma all’Auditorium Antonianum di Viale Manzoni, alle 16,30, e poi con la marcia e l’evento dell’accensione speciale del Colosseo.
L’iniziativa “Città per la vita” Rappresenta la più grande mobilitazione internazionale finora realizzata per fermare nel mondo tutte le esecuzioni capitali.
Saranno presenti in Italia in questi giorni importanti testimoni, ex condannati a morte e parenti delle vittime di questa battaglia.
Per dare voce all’iniziativa sono stati scelti testimonial d’eccezione e che portano la testimonianza della battaglia contro la pena di morte. Come Ron Carlson, il fratello di Deborah, uccisa da Karla Tucker, la cui esecuzione in Texas, dopo un completo percorso di redenzione, impressionò e commosse il mondo intero. Ron, dopo averla perdonata, strinse una profonda amicizia con lei e le restò vicino sino alla fine. Da allora è costantemente impegnato in tutto il mondo nella battaglia per l’abolizione della pena di morte.
O come Derrick Jamison, già condannato alla pena capitale, è stato liberato nel 2005, dopo 20 anni trascorsi nel braccio della morte dell’Ohio. E’ il 116° prigioniero che negli Stati Uniti è stato riconosciuto innocente dopo aver lungamente vissuto, come gli altri, nell’attesa angosciosa dell’esecuzione.
Marietta Jaeger Lane, invece, americana del Montana, perse la sua piccola bambina Susie oltre 25 anni fa in seguito ad un omicidio. E’ autrice di un coraggioso e ammirevole cammino personale che l’ha condotta a dimettere ogni sentimento di vendetta e a diventare una fra le più autorevoli testimoni del movimento abolizionista degli Stati Uniti.
Per saperne di più: Nessuno tocchi Caino ; Amnesty International
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