Recalcati punge la squadra: “Mai dimenticarsi di fare fatica”
Il coach non boccia Varese ma non rinuncia a ricordare che contro avversarie così atletiche la Cimberio deve dare qualcosa in più. Fajardo e Galanda concordano: "Qualche canestro in più nel momento chiave e l'esito sarebbe cambiato"
Insiste soprattutto su un punto Carlo Recalcati durante la conferenza stampa del dopo-Caserta: «Mi viene abbastanza facile commentare questa partita, perché conosco la Cimberio meglio di tutti: quella di oggi infatti è l’ennesima riprova che contro squadre così atletiche come Caserta dobbiamo essere più pronti e giocare fin dal principio con lo spirito che ho visto solo dopo l’intervallo. Davanti ad avversarie forti sul piano fisco, che sui contatti ci danno fastidio e che sono migliori nel gioco “verticale”, dobbiamo sempre pensare a fare le cose utili come il tagliafuori o gli aiuti. Costa fatica mentale e fisica, ma il basket è anche questo. Qui sta la differenza tra una squadra ambiziosa e una che si accontenta e basta: io non voglio accontentarmi e spero di dimostrarlo fin da domenica con Teramo. Finora dalle sconfitte siamo ripartiti bene ma non voglio che il tempo passi per niente; detto questo sono soddisfatto del nostro campionato fino a qui e comunque rispetto alle precedenti sconfitte di Avellino e Cremona posso dire che la mia squadra stavolta ha avuto il merito di reagire. Purtroppo se vuoi vincere in trasferta contro una squadra motivata e forte in attacco non puoi prescindere dalla difesa, invece nel primo tempo abbiamo concesso troppo e siamo stati costretti a usare subito la zona. Rimettere in piedi la partita era difficile, ci abbiamo provato mettendo maggiore aggressività e intensità, ma non siamo riusciti a completare l’opera con il sorpasso».
Prima del Charlie parla Pino Sacripanti, canturino che batte Varese: «Molti non la penseranno come me, ma io ritengo che fino a qui è stata la percentuale al tiro che ci ha penalizzato parecchio. Oggi al contrario abbiamo fatto un’ottima prova dal punto di vista balistico, nonostante gli errori ai libreri, e abbiamo gestito bene la partita in attacco soprattutto nel dividere le responsabilità tra lunghi ed esterni. Avevamo contro una Varese che sta giocando bene e ha trovato un Fajardo molto bravo, che non ha sbagliato niente; però la nostra scelta è stata quella di rischiare qualcosa sul lato debole dei giochi a due in cambio di non fare entrare in partita i loro esterni pericolosi. Credo che la squadra sia riuscita nell’intento».
Prima di salire sul pullman parlano poi due dei lunghi della pattuglia di Recalcati, il migliore e il peggiore in campo a Caserta, ovvero Fajardo e Galanda. «Ringrazio chi mi fa i complimenti, si vede che qualche volta riesco ancora a fare canestro – scherza lo spagnolo – A parte le battute, dopo un periodo difficile per l’infortunio alla costola, ora sto meglio e mi alleno con maggiore profitto. Detto questo però Varese ha perso e la mia prova conta fino a un certo punto. Peccato, perché abbiamo avuto a disposizione diversi palloni buoni per pareggiare il punteggio ma qualche errore e un po’ di sfortuna ci hanno penalizzato. Cambiare l’inerzia della partita era senz’altro difficile ma ci abbiamo provato fino alla fine; a questo punto però la gara di domenica prossima con Teramo diventa importantissima, da giocare alla morte e da vincere a ogni costo».
Fajardo commenta con ironia un fatto ripreso anche da Galanda: «I “tre secondi”? Evidentemente non esistono più, visto che Williams ci mancava solo che prendesse casa nella nostra area».
Gek conferma l’impressione sull’infrazione mai fischiata ma ammette anche le colpe biancorosse: «Nella prima parte della gara non siamo riusciti ad avere i ritmi giusti mentre Caserta si è subito sbloccata in attacco, anche contro alcune buone difese da parte nostra. Mi è piaciuto il nostro atteggiamento perché l’impegno non è mancato e anzi in più di un’occasione siamo tornati sotto nel punteggio: abbiamo anche costruito alcuni buoni tiri ma li abbiamo sbagliati e Caserta ci ha puniti in campo aperto. Li avessimo segnati, forse il finale sarebbe stato diverso».
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