Duplomatic Automation, 15 licenziamenti: presidio e sciopero a singhiozzo
Fiom-Cgil e la RSU aziendale danno battaglia: "non comprendiamo la logica di questa decisione, fino a poco prima si parlava di turni di notte e straordinari per aumentare la produzione"
Presidio di protesta oggi, maredì 1°febbraio 2011, alla Duplomatic Automation di piazzale Buozzi a Legnano, giusto di fronte al viale Borri di Castellanza. Una rappresentanza dei 102 dipendenti, con due sindacalisti di Fiom-Cgil, ha presidiato l’accesso: è in atto uno sciopero a singhiozzo contro la decisione della società di procedere, in modo improvviso e unilaterale, al licenziamento di quindici dei dipendenti. Se non un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda inattesa dopo che le trattive ai primi dell’anno si erano tenute su temi come turni di notte e straordinari per aumentare il numero di "pezzi" prodotti. A novembre era stato in precedenza sospeso il ricorso alla cassa integrazione ordinaria, racconta il delegato della RSU Carmelo Calabrò. Insomma, sembrava il quadro di una ripresa: e la decisione annunciata dalla proprietà (per l’80% circa nelle mani di Cape Natixis SGR SpA, facente parte del gruppo Cape dell’industriale siciliano Cimino) non è accettata da RSU e dalla Fiom, ne è compresa nella sua genesi e nella sua logica. Un incontro con la proprietà oggi sarà essere un primo passo per vedere se ancora sia possibile un confronto.
«Chiedevano di aumentre la produzione, poi d’improvviso, ecco quindici procedure di licenziamento, tutto già pagato» riferisce il rappresentante sindacale aziendale. La proprietà attuale era subentrata nel 2008, «annata eccezionale» ci fanno sapere, «a causa della grande richiesta dalla Cina e da Taiwan», che con il Brasile e l’Europa occidentale formano una parte molto sostanziosa dei mercati per le moderni macchinari prodotti. «Nel 2009 abbiamo patito la crisi, mentre il 2010 ci ha visti risalire, alla fin erano 11,5 milioni di fatturato. E questo gennaio, siamo a 1,2 milioni. Si marcia bene» sostiene Calabrò, «anche se ci sono alcuni grossi problemi organizzativi». Un male peraltro comune a moltissime industrie italiane, sostengono quelli di Fiom, tanto da essere, sono convinti, alla radice di molti degli scontri più duri fra management e sindacati visti ultimamente anche nelle più grandi aziende. «E non aiuta» aggiunge il rappresentante della RSU «che fra le persone da mandare a casa ce ne siano che operano in posizioni nevralgiche, per gli acquisti o proprio per l’organizzazione del lavoro».
«Non accettiamo e non possiamo accettare una scelta simile, non esiste» scuote la testa Mario Pagani, "storico" esponente di Fiom-Cgil nella zona del Bustocco. L’azienda, pur essendo tecnicamente a Legnano, è sempre stata seguita da Busto, dove è nata nel 1952 prima di spostarsi qui, dove una volta si facevano le celebri biciclette sportive Legnano. «Dobbiamo scoprire quale logica ci sia in questi licenziamenti, anche per capire cosa aspettarci un domani, anche perchè il CdA risulta in scadenza con l votazione di questo bilancio. Manterremo un presidio permanente come deciso in assemblea dai lavoratori, dopo che il 19 scorso l’azienda ci ha comunicato – solo a noi, poichè non è iscritta ad organizzazioni di categoria – quanto aveva deciso. Ora, la procedura di mobilità dura 75 giorni; entro i 45 non si troverà un accordo dovremo andare in Regione». In tal caso, dalla fase sindacale della procedura si passerebbe a quella amministraiva. Il sindacato appare però deciso a non accettare supinamente una scelta di cui non comprende la logica: il clima è ancora caldo dopo la vicenda Mirafiori.
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