Giovanni Blini? Un’eredità preziosa da non sprecare

Nel giorno del suo compleanno è stato ricordato il fondatore di Comunità Giovanile scomparso tragicamente 21 anni fa. In attesa che la fondazione che porta il suo nome metta le ali gli amici ne svelano l'opera su un'intera generazione

"Ho deciso di fare qualcosa e di tentare nel mio piccolo di oppormi  al modello di vita dominante…volevo creare un centro giovanile dove si provasse davvero a vivere i veri valori, una specie di isola alternativa al modello di vita dominante…"

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Sono le parole di Giovanni Blini riportate sul volantino distribuito all’interno del convegno a lui dedicato dai ragazzi di Comunità Giovanile, il luogo che da oltre 20 anni accoglie la realtà giovanile bustocca nato per rispondere ad un certo senso di smarrimento di una generazione invisibile, quella di allora, seguita da altre due che ne proseguono il tracciato. Sul palco del foyer del Museo del Tessile si sono alternati sette relatori, sette amici, sette punti di vista diversi tra loro che hanno raccontato Blini raccontandosi.

Giovanni Blini, lonatese, morì a soli 24 anni il 1° ottobre 1990 di ritorno da un viaggio nel sud-Italia con due amici dei quali solo uno si salvò. Il centro giovanile, inizialmente ospitato in una casa di corte del centro cittadino (e attualmente in vicolo Carpi), era nato  poco meno di un anno prima e in quel viaggio era andato a raccontare l’esperienza dei ragazzi di Busto ai pari età siciliani.

Ad aprire il convegno, intitolato "Giovanni Blini: una vita, una storia, un bene comune", è stata Serena Maggioni, giovane presidentessa di Comunità Giovanile, insieme a Stefano Gussoni suo predecessore. Tante le immagini vivide descritte dai relatori provenienti da esperienze di vita diverse e comuni. Luca Pesenti, docente di sociologia alla Cattolica, ne ha esaltato il coraggio pragmatico e anticipatore dei tempi sottolineando come Giovanni fosse stato «tra i primi a capire che bisognava ragionare in modo diverso rispetto ai fondatori della destra italiana post-fascista spesso solo a parole, ma andavano fatti alcunei passaggi culturali che nessuno aveva il coraggio di iniziare: l’anti-imperialismo, l’ecologismo, l’antirazzismo».

«Giovanni Blini sapeva saltare gli steccati delle ideologie, questa cosa mi stupì perchè non era una visione diffusa nella destra dell’epoca» – ha invece rimarcato il responsabile della redazione bustocca della Prealpina, Silvestro Pascarella. Giovanni aveva creato un gruppo di persone che avevano il coraggio di osare a non ragionare più in termini di comunismo e fascismo. Checco Lattuada, attuale consigliere comunale del Pdl, ha condivisio con lui l’esperienza di guidare Comunità Giovanile per alcuni anni e ha fatto parte del Fronte della Gioventù e di Fare Fronte, negli anni del liceo: «E’ stato lui ad anticipare la svolta della destra italiana e non Gianfranco Fini – ha voluto sottolineare Lattuada- è grazie a gente come lui, Alemanno, Rampelli». Più legato alla sua religiosità l’intervento di Massimo Crespi, tra i fondatori di Comunità Giovanile e amico intimo di Giovanni: «A sedici anni mi scrisse in una lettera in cui mi incoraggiava a cercare Dio in un momento di difficoltà familiari – ricorda l’amico leggendone il contenuto – ricordo che rimasi stupito dall’uso accurato delle parole. Non era la lettera di un ragazzo di sedici anni, era qualcosa di più». Fabrizio Crivellari, allora militante romano del Fronte della Gioventù, ha voluto sottolineare anche il grande studio che ha caratterizzato gli anni ’90 con la destra di Alain De Benoist.

Lele Magni, che si è avvicinato a Blini e alla sua visione del mondo da quello degli ultras della Pro Patria, ha raccontato una serie di aneddoti di vita vera, reale a stretto contatto con il suo agire quotidiano: «Gli proposi di esporre un’immagine di che Guevara per sottolineare la posizione anti-imperialista di Comunità Giovanile e lui, dopo una lunga discussione, accondiscese. Qualche giorno dopo entrò una signora che veniva dalla vicina sezione dell’Msi, mi ricordo che quasi svenne a vedere l’icona del Che nella sede di Comunità Giovanile tra le risate generali». Enrico Salomi, infine, ha ribadito la grande esuberanza innovativa che aveva attraversato, allora, il gruppo intorno a Giovanni Blini ma ha anche sottolineato che, come in ogni evento che cambia la vita, «serve un fondatore e in quegli anni fu Giovanni Blini». A conclusione del pomeriggio e degli interventi, Stefano Gussoni, come un po’ tutti i relatori, ha sottolineato quanto sia importante ancor di più oggi «partire subito con la Fondazione Blini che ha a disposizione un capitale economico che può essere investito in capitale umano – ha detto in chiusura Gussoni – non lamentiamoci poi del fatto che non ci sono soldi per i giovani».

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Pubblicato il 26 Febbraio 2011
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