In bici per Tokyo: “Manca la benzina, ma il Giappone reagisce”
“Siamo di fronte a un paese che ha subito un duro colpo ma che sta facendo di tutto per andare avanti. Hanno bisogno di tutto l'appoggio possibile”
Il terzo racconto di Erica Borile, a Tokyo per lavoro, dopo il terremoto che ha sconvolto il Giappone venerdì scorso
Nonostante le notizie che si susseguono più o meno rassicuranti, la vita a Tokyo è praticamente tornata alla normalità domenica. Treni in funzione, negozi aperti, ristoranti in attività. Complice un bel sole marzolino decido di godermi il pomeriggio fuori, per tirare un po’ il fiato e rilassarmi. Tra lo spavento del terremoto, la consapevolezza che intere aree del paese sono distrutte o in ginocchio, e le continue notizie contrastanti che giungono dalla centrale nucleare di Fukushima, la stanchezza e la tensione accumulata è tanta e chiede un po’ di sfogo.
Girando in bici per Tokyo non si notano grandi cambiamenti, se non per lo scarseggiare di alcuni beni nei negozi e supermercati dopo l’assalto iniziale della popolazione presa dal panico. Il sistema di distribuzione è ancora in fase di ripresa, e ci si sta anche concentrando per mandare i beni di prima necessità nelle aree più colpite. Acqua, uova, pane, riso… beni di prima necessità e cibi che ci conservano a lungo senza frigorifero sono i primi a scarseggiare ma ancora non è un problema.
Incomincia invece a scarseggiare la benzina, complice forse anche l’incendio alla raffineria. Lunedì mattina andando in bicicletta in ufficio trovo lunghe code ai distributori, e alcuni tipi di benzina sono esauriti. Chi potrebbe e vorrebbe lasciare le zone più vicine all’epicentro ma ancora relativamente intatte, è impossibilitato a farlo per mancanza di carburante. I collegamenti in treno e le autostrade necessiteranno ancora di molto tempo prima di poter essere ripristinati.
La situazione critica della centrale nucleare è l’argomento più ricorrente nelle conversazioni – reali e virtuali – di tutti, ed aleggia come un’ombra su Tokyo. C’è già chi ha deciso di lasciare il paese, chi solo la città per spostarsi verso ovest "per sicurezza".
Le notizie che giungono dalle autorità giapponesi e dall’Ambasciata italiana sono certamente di uno stato di emergenza, ma non certo di una catastrofe incombente, anche se pare che sui media stranieri la situazione venga dipinta con tutt’altri toni. E’ difficile dire chi abbia ragione, ma noi che siamo qui e viviamo la cosa giorno per giorno, minuto per minuto cerchiamo di mantenere il sangue freddo e la mente lucida e di fare la scelta migliore. Tanti amici – soprattutto famiglie con bambini – hanno preferito allontanarsi un paio di giorni dalla città, ma siamo in tanti ad essere rimasti.
I Giapponesi stanno dando prova di un’ottima capacità di gestione dell’emergenza, come d’altro canto ci aspettavamo tutti, e quindi ho fiducia che la situazione si risolverà nel migliore dei modi.
Ovviamente se la situazione dovesse precipitare anche noi reagiremo di conseguenza.
Nel frattempo però vorrei lanciare un appello contro ogni sensazionalismo nel riportare le notizie dal Sol Levante. Questo non fa che aumentare l’angoscia dei nostri amici e famiglie a casa, e rendere ancora più difficile per noi capire quali notizie sono degne di fiducia e quali invece no.
Di sicuro rimane solo che siamo di fronte a un paese che ha subito un duro colpo (anche se i morti accertati sono ancora relativamente contenuti, si parla della possibilità di perdite intorno alle 10,000 persone) ma che sta facendo di tutto per reagire e andare avanti, e hanno bisogno di tutto l’appoggio possibile.
L’altro problema a cui si andrà in contro nel prossimo mese e anche più a lungo è la scarsità di energia. Il danneggiamento di più di una delle centrali destinate alla produzione di energia elettrica ha portato a un razionamento dell’elettricità a partire da oggi. Tutti ci stiamo impegnando a consumare meno elettricità del solito, molti uffici sono chiusi e la gente lavora da casa, e a turno in varie zone della città nei prossimi giorni verrà sospesa l’erogazione di corrente per circa 3 ora per permettere di far fronte al fabbisogno energetico della nazione.
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