La Svizzera contro il “bonus” italiano per i cervelli in fuga
Dopo lo scudo fiscale un altra legge del governo "fa arrabbiare" la Confederazione: gli incentivi per i talenti che decidono di rientrare in patria sono discriminatori
Per l’Italia è un tentativo di rimediare alla fuga di cervelli: un "bonus" fiscale rivolto ai cittadini italiani e dell’Unione Europea che dopo aver svolto un periodo di studio o lavoro all’estero, decidono di rientrare. Per la Svizzera è un nuovo affronto, che si va ad aggiungere a un pregresso malumore in materia di finanza montato dopo l’introduzione dello scudo di Tremonti.
La politica elvetica questa volta solleva un problema di contrasto tra la convenzione sulla doppia imposizione tra Berna e Roma e la legge introdotta dall’Italia lo scorso 28 gennaio. Quest’ultima introduceva degli sgravi fiscali e altre agevolazioni per incentrivare il ritorno dei giovani talentuosi fuggiti all’estero. Per il Consiglio federale, il governo svizzero, che ha risposto oggi a una richiesta del consigliere del Plr/Ti Ignazio Cassis il provvedimento potrebbe essere contrario al dettato della convenzione e per questo si dovranno trovare delle soluzioni in Commissione Europea. Ciò, precisa l’esecutivo, si deve al fatto che l’accordo di doppia imposizione vieta le discriminazioni ed è in contrasto dunque con una norma che prevede incentivi solo per alcune categorie di cittadini dell’Unione Europea.
I cittadini svizzeri interessati avrebbero dunque diritto di chiedere alle autorità italiane un trattamento di uguaglianza "seguendo una procedura amichevole". Il provvedimento adottato dall’Italia, conlude il Consiglio federale, non è in linea con l’accordo sulla libera circolazione che, all’art. 9, prevede l’uguaglianza di trattamento fiscale e sociale nei confronti dei cittadini dell’altra parte contraente. In questo ordine di idee, anche i cittadini svizzeri dovrebbero dunque poter beneficiare degli incentivi concessi dall’Italia al pari degli altri.
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