Nella vetrina, un piccolo museo tricolore
Bella iniziativa della famiglia Zaro, che ha raccolto nelle sue vetrine cimeli prestati anche da famiglie gallaratesi. È nato anche un comitato per proseguire con altre iniziative
 Dire che nelle strade di Gallarate c’erano tante bandiere alle finestre, sarebbe una menzogna. Erano forse un po’ di più nel centro città, ma non certo numerosissime. Forse sta anche qui il bello, nella voglia di alcuni di mettersi un po’ in gioco personalmente, in una festa sentita da molti, ma non da tutti. Davvero bella, per esempio, l’iniziativa della famiglia Zaro, titolare della omonima gioielleria di Corso Italia, che ha allestito una piccola mostra in negozio, grazie anche ad altre famiglie (Provasoli, Merindiani, Protasoni) che hanno messo a disposizione i loro cimeli. Perché l’hanno fatto? «Beh, prima di tutto mio fratello è stato partigiano», risponde subito Isidoro Zaro, a ricordare subito come per alcuni il compimento dell’Unità sia la Resistenza che ha ridato la democrazia (o l’ha data tout-court, visto che prima del 1946 aveva sempre votato solo metà d’Italia, gli uomini). Il fratello di Isidoro è Luciano Zaro, il giovane patriota arnatese ucciso sulla porta di casa dai nazifascisti, nel 1944. Il suo nome è passato alla figlia Luciana, nel ricordo non solo di un dolore privato, ma di un sacrificio per la libertà tutti. Anche per questo ci piace raccontare questa storia.
Dire che nelle strade di Gallarate c’erano tante bandiere alle finestre, sarebbe una menzogna. Erano forse un po’ di più nel centro città, ma non certo numerosissime. Forse sta anche qui il bello, nella voglia di alcuni di mettersi un po’ in gioco personalmente, in una festa sentita da molti, ma non da tutti. Davvero bella, per esempio, l’iniziativa della famiglia Zaro, titolare della omonima gioielleria di Corso Italia, che ha allestito una piccola mostra in negozio, grazie anche ad altre famiglie (Provasoli, Merindiani, Protasoni) che hanno messo a disposizione i loro cimeli. Perché l’hanno fatto? «Beh, prima di tutto mio fratello è stato partigiano», risponde subito Isidoro Zaro, a ricordare subito come per alcuni il compimento dell’Unità sia la Resistenza che ha ridato la democrazia (o l’ha data tout-court, visto che prima del 1946 aveva sempre votato solo metà d’Italia, gli uomini). Il fratello di Isidoro è Luciano Zaro, il giovane patriota arnatese ucciso sulla porta di casa dai nazifascisti, nel 1944. Il suo nome è passato alla figlia Luciana, nel ricordo non solo di un dolore privato, ma di un sacrificio per la libertà tutti. Anche per questo ci piace raccontare questa storia.
 La mostra -allestita in uno dei locali con vetrina e nella piccola vetrinetta esterna, raccoglie cimeli, lettere autografe di Mazzini, Garibaldi, Silvio Pellico, un disegno di Massimo D’Azeglio, quadri, una copia originale della "Vita di Mazzini", la prima biografia firmata dalla giornalista inglese Jessie W. Mario, testimone diretta.
La mostra -allestita in uno dei locali con vetrina e nella piccola vetrinetta esterna, raccoglie cimeli, lettere autografe di Mazzini, Garibaldi, Silvio Pellico, un disegno di Massimo D’Azeglio, quadri, una copia originale della "Vita di Mazzini", la prima biografia firmata dalla giornalista inglese Jessie W. Mario, testimone diretta. 
Non si tratta comunque dell’unica iniziativa non ufficiale: altri negozi hanno allestito vetrine, mentre settimana scorsa si è costituito ufficialmente il Comitato per il 150° dell’Unità d’Italia, composto dalle associazioni cittadine, che intende promuovere eventi nei prossimi mesi.
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