Il calcio di Carbone: “casalingo” e d’attacco
Il neotecnico del Varese ha collezionato solo otto panchine in C1 con il Pavia, dove ha adottato il 4-3-3 e dato spettacolo contro le squadre più forti del girone. Ma fuori casa non ha raccolto nulla
Che Varese sarà quello di Benito Carbone, il mister scelto da Rosati e Montemurro per gestire la pesante eredità del dopo Sannino? Presto per dirlo, anche perché bisognerà vedere quali giocatori avrà a disposizione l’ex fantasista di Napoli, Inter e Aston Villa, tanto per citare alcuni dei club in cui "Benny" ha militato da calciatore. Per farci un’idea però abbiamo coinvolto chi ha vissuto da vicino la breve stagione da tecnico del Pavia di Carbone, ovvero il giornalista de La Provincia Pavese, Luca Simeone.
In tutto il 40enne tecnico calabrese ha collezionato otto panchine subentrando ad Andrissi dalla 27a giornata, ha collezionato tre vittorie, due pareggi e tre sconfitte per un totale di undici punti messi a segno con cui il Pavia ha evitato i playout in "collaborazione" con il Ravenna. I romagnoli infatti hanno subito una penalizzazione di 7 punti che ha permesso ai pavesi di guadagnare una posizione in graduatoria ed evitare così gli spareggi salvezza.
«Carbone in queste partite ha dimostrato una mentalità piuttosto offensiva – spiega Simeone – adottando una difesa abbastanza alta e inizialmente un modulo 4-2-3-1 mutato in 4-3-3 fin dalla prima gara, quella vinta 1-0 con il Pergocrema senza brillare in modo particolare. Davanti, leggermente avanzato rispetto ai compagni di reparto, ha giocato l’ex varesino Eusepi. Non è stato invece troppo utilizzato il gioco sulle fasce (uno dei marchi di fabbrica invece di Sannino ndr), anche se forse al Pavia mancavano gli uomini adatti per quella zona del campo. I match più belli e interessanti sono stati però quelli con le squadre più accreditate: la vittoria (5-4) con il Sorrento e i pareggi (1-1) di valore contro Verona e Gubbio sono stati i momenti migliori in cui il Pavia di Carbone si è espresso meglio». Una pecca è invece il cammino esterno, con i biancoazzurri sconfitti tre volte su tre «pur giocando bene sia a Como sia ad Alessandria» ci segnala il collega della Provincia.
Ciò che il giovane tecnico è riuscito a fare è però il compattamento della squadra verso l’obiettivo comune: «I giocatori lo hanno molto apprezzato, anche se alcuni di loro avevano avuto Benito come capitano e compagno di squadra. Però anche dal punto di vista della preparazione della partita ha dimostrato una certa perizia tattica».
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