Lavoro in nero e “filmato” all’emporio cinese
In una struttura di oltre 800 metri quadri, blitz dell’ispettorato del lavoro: contestato anche il lavoro minorile. Chiusa l’attività
Trentasei telecamere che secondo gli operatori dell’ispettorato del lavoro violavano le normative sulla privacy e sullo statuto dei lavoratori. E poi: giocattoli di provenienza sospetta, senza il marchio Ce, assenza dei cartelli di divieto di fumare e, soprattutto, la metà dei lavoratori impiegati in nero. E’ il bilancio del blitz avvenuto ieri, 27 luglio in un emporio gestito da lavoratori cinesi a Gemonio: personale della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale e dell’Immigrazione della Questura, insieme ad operatori della Direzione Provinciale del Lavoro di Varese, dell’ASL di Laveno Mombello e della Polizia Locale dell’Unione dei Comuni del Medio Verbano, ha effettuato un approfondito controllo anche a seguito di alcune segnalazioni ricevute nei giorni scorsi
Il controllo congiunto del sito – un emporio di circa 800 mq – in cui vengono venduti prodotti di vario tipo, dai giocattoli agli articoli per la pulizia della casa, gestito da cittadini cinesi- aveva soprattutto lo scopo di verificare il rispetto delle normative sul lavoro e sui marchi dei prodotti industriali.
”L’ispezione – dicono gli investigatori in una nota – ha avuto l’effetto immediato di far sospendere l’attività dell’emporio in quanto due dei quattro dipendenti erano impiegati in nero; tra questi, tra l’altro, vi era una minorenne per la quale sono state ulteriormente violate disposizioni di legge sul lavoro minorile”.
”Nei locali dell’esercizio erano presenti ben 36 telecamere, installate in violazione della normativa sulla privacy e dello statuto dei lavoratori, mentre erano totalmente assenti i previsti cartelli con indicazione del divieto di fumo”.
Infine sono stati sequestrati numerosi giocattoli privi del prescritto marchio CE a garanzia della loro sicurezza.
ASL e Polizia Locale si sono riservate di svolgere ulteriori accertamenti, rispettivamente, sulla regolarità dell’importazione di alcuni cosmetici posti in vendita e sulla corrispondenza tra la superficie autorizzata e quella effettivamente utilizzata.
”Le violazioni amministrative accertate – concludono dalla questura – comportano sanzioni pecuniarie che possono raggiungere l’ammontare complessivo di circa € 50.000,00”.
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