La Cgil bacchetta i sindaci leghisti e chiama all’adunata i precari
La Camera del Lavoro si prepara allo sciopero del 6 settembre, auspica un confronto con Cisl e Uil e chiede al governo «un momento di verità»
«Si puo’ essere amministratori leghisti arrabbiati in Padania e forza di governo a Roma che vara una manovra che incide sulle pensioni , aiuta gli evasori e tartassa quelli che le tasse le pagano già?». La domanda che si pone la segreteria della Cgil di Varese non è retorica. Il conto, presentato ai tanti amministratori del centrodestra nel pieno della manovra, è salato e verrà posto all’incasso il 6 settembre prossimo durante lo sciopero generale. «I sindaci leghisti – continua Marinella Magnoni, della Camera del Lavoro di Varese – oltre a protestare dovrebbero dire che il governo di cui il loro partito fa parte ha detto tante bugie. Noi raccogliamo l’invito del Presidente della Repubblica che ha chiesto un’operazione di verità e per questo chiediamo ai giornalisti di informare le persone di quanto sta accadendo».
«Sappiamo inoltre – continua la sindacalista – che ci sono molti delegati delle altre organizzazioni che hanno detto ai nostri sindacalisti che loro in piazza ci saranno. Questa è l’occasione per riaprire un confronto».
La Cgil esce, dunque, dall’angolo in cui era stata costretta in questi anni di crisi e invita i colleghi di Cisl e Uil a unirsi alla manifestazione di martedì 6 settembre (ritrovo in piazza Repubblica alle 9 e 30).
I segretari delle varie categorie presenziano alla conferenza stampa nella sede della Camera del Lavoro varesina in via Nino Bixio. La manovra finanziaria viene passata al setaccio e la sensazione per chi ascolta è che ci sia ben poco da salvare perché «colpisce le donne che lavorano nel pubblico con contratti part- time», «penalizza i ricercatori e favorisce la fuga dei cervelli», «si accanisce sui pensionati», «fa leva su questioni ideologiche», «mette in discussione, con l’articolo 8, il contratto collettivo nazionale di lavoro e segna un’ingerenza pesante nell’accordo del 28 giugno stipulato dalle grandi confederazioni sindacali».
In questo quadro spunta anche un’altra contraddizione del sistema: i precari. Loro dovrebbero essere i primi a scendere in piazza, perché in questi anni hanno pagato il prezzo più salato di un sistema che ha voluto la flessibilità senza preoccuparsi di pagarla. «Il rischio – conclude Francesco Vazzana, segretario del Nidil (Nuove identità del lavoro), categoria che tutela i lavoratori precari – è che coloro che stanno lavorando con un contratto atipico non potranno scendere in piazza perché sono sotto ricatto. Con questa manovra il governo punta alla precarizzazione totale del lavoro».
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