Se aumenta l’occupazione femminile aumenta anche la crescita
Indagine sull’occupazione femminile presentata al Centro Congressi “Ville Ponti”. Una ricerca promossa dalla Camera di Commercio in collaborazione con i sindacati Cgil, Cisl e Uil
La provincia di Varese presenta percentuali di partecipazione femminile al mercato del lavoro più elevati rispetto alla media nazionale: nel 2010 i tassi di attività e occupazione erano di circa 8 punti superiori a quelli italiani e nel 2007, prima dell’impatto della crisi, i differenziali erano addirittura superiori, intorno ai 10 punti percentuali. Resta, però, un ritardo neri confronti delle principali e più avanzate economie europee. Un ritardo che può e deve essere superato per offrire opportunità di sviluppo all’intero sistema economico varesino.
Sono alcune fra le indicazioni emerse dal convegno svoltosi questa mattina, giovedì 27 ottobre, per illustrare i risultati di una ricerca con cui la Camera di Commercio ha voluto portare il suo contributo all’analisi dell’importanza della promozione e valorizzazione dell’occupazione femminile. Promosso in collaborazione con i sindacati Cgil Cisl e Uil, lo studio è stato presentato nelle sale del Centro Congressi “Ville Ponti”. «Nonostante le difficoltà, la ricerca ha confermato che in provincia di Varese – ha detto in apertura Marco Molteni della giunta della Camera di Commercio – esistono possibilità concrete di inserimento delle donne nelle figure strategiche per la crescita competitiva delle imprese».
Figure prevalentemente a carattere tecnico e/o commerciale dove l’attuale bassa presenza femminile sembra dovuta alla carenza dell’offerta e ai problemi nella conciliazione dei tempi lavoro/famiglia. «Tutte difficoltà che riflettono – si legge nell’introduzione alla ricerca, a firma del presidente camerale Bruno Amoroso – la segregazione nelle scelte educative e il prevalere di stereotipi di genere nella divisione del lavoro all’interno delle famiglie come pure, ancora troppo spesso, nelle imprese».
Sono quindi necessari interventi di sensibilizzazione, informazione e orientamento per promuovere una nuova immagine del lavoro e delle potenzialità dell’offerta femminile, soprattutto per le professioni tecniche.
«L’analisi specifica di questo studio – ha aggiunto Carmela Tascone, segretario provinciale della Cisl – dimostra che la crisi economica ha colpito soprattutto l’occupazione femminile. Nel 2009, infatti, la percentuale delle disoccupate era del 9% , contro il 6,2 % di quella maschile, questo perché le donne sono più coinvolte in forme atipiche del lavoro. Se poi si guarda il dato dell’inattività, il discorso si fa ancora più drammatico».
«L’analisi specifica di questo studio – ha aggiunto Carmela Tascone, segretario provinciale della Cisl – dimostra che la crisi economica ha colpito soprattutto l’occupazione femminile. Nel 2009, infatti, la percentuale delle disoccupate era del 9% , contro il 6,2 % di quella maschile, questo perché le donne sono più coinvolte in forme atipiche del lavoro. Se poi si guarda il dato dell’inattività, il discorso si fa ancora più drammatico».
«Le attività di orientamento e promozione – hanno ricordato Manuela Samek Lodivici ed Eliana Minelli dell’Università Carlo Cattaneo – devono però essere accompagnate con politiche di sostegno all’inserimento delle donne in queste professioni e di potenziamento nell’offerta dei servizi di conciliazione dei tempi lavoro/famiglia. Le imprese possono inoltre dare il loro contributo in termini di (ri)organizzazione del lavoro garantendosi, al tempo stesso, una maggiore produttività ed efficienza organizzativa».
Infine, una delle evidenze empiriche, evidenziate dalle studiose, riguarda la corrispondenza tra crescita economica e occupazione femminile: crescono di più quei paesi dove ci sono più donne occupate. Il bisogno di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze famigliari fa crescere la domanda di servizi.
Infine, una delle evidenze empiriche, evidenziate dalle studiose, riguarda la corrispondenza tra crescita economica e occupazione femminile: crescono di più quei paesi dove ci sono più donne occupate. Il bisogno di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze famigliari fa crescere la domanda di servizi.
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