Urbanistica gallaratese, Papa: “Non sapevo dell”attività privata di Bossi”
Nel processo Lolita è stato ascoltato l'ex-presidente dell'Ordine degli architetti. Insieme a Gigi Bossi e Federica Motta è accusato di concussione ambientale in merito a molte pratiche edilizie trattate da loro tre
L’ex-presidente dell’ordine degli architetti Riccardo Papa è salito sul banco degli imputati questo pomeriggio, giovedì, per rispondere alle domande di accusa, difesa e giudici riguardo al suo ruolo nella vicenda legata all’urbanistica nella città dei due galli. Papa, infatti, è accusato insieme a Gigi Bossi (ex-dirigente dell’ufficio tecnico del comune) e Federica Motta (architetto e compagna di Bossi) di concussione ambientale ma anche di peculato riguardo ad un acquisto di oggetti per uso privato ma addebitati, sempre secondo l’accusa, all’Ordine degli architetti.
Il professionista ha risposto alle domande per oltre un’ora e mezza. Il pubblico ministero Roberto Pirro Balatto ha incalzato il Papa in merito ai progetti (molti) per i quali era stato incaricato insieme a Federica Motta, sospettata di essere il collettore di dazioni di danaro mascherate da prestazioni professionali mai eseguite a favore di Bossi. In merito a questo Pirro ha chiesto a Papa quali parti di lavoro per ogni progetto venivano affidate ed eseguite dalla Motta. Papa ha risposto con sicurezza alle domande del pm specificando anche che era stata proprio la sua collega, per prima, a rivolgersi a lui per alcune collaborazioni: «Federica collaborava con me abitualmente – ha detto Papa – così come altri architetti, ad esempio Pietro Minoli». Proprio in merito al rapporto con Pietro Minoli il pm ha chiesto conto del significato di un dialogo intercettato tra i due al telefono, nel quale Minoli parla proprio con Papa: «Chicca (Federica Motta, ndr) è incazzata perché con tutti gli incarichi che ha scippato lei, uno gliel’hanno scippato». A seguito di questa battuta al telefono sia Minoli che Papa ridono. Secondo il pubblico ministero, dunque, appare notorio che la Motta sottraesse incarichi ad altri professionisti. Su questo punto Papa si difende asserendo che dovrebbe essere Minoli a rispondere.
Le domande del presidente del collegio giudicante Toni Adet Novik cercano di andare ancora più al sodo della questione. Il giudice cita alcune intercettazioni e in una Bossi parla come un privato professionista di progetti da eseguire per il gruppo Malvestiti a Induno Olona. L’incarico era stato dato a Papa ma Bossi sembra essere a conoscenza di tutto, anche dei conti. La domanda di Novik è di quelle dirette: sapeva Riccardo Papa delle attività private del capo dell’ufficio tecnico? In un altra intercettazione Bossi e la Motta parlano tra di loro e trapela in maniera piuttosto chiara che è Bossi ad eseguire parti del lavoro della sua compagna, direttamente nell’ormai famoso studio Lolita (che ha dato il nome all’inchiesta, ndr). Papa sostiene di non aver mai saputo del risvolto privato dell’attività del suo amico di gioventù Bossi. Novik ci riprova chiedendo se tutte quelle prestazioni date in affidamento alla Motta non fossero frutto di una volontà di ripagare l’amico Bossi che rivestiva quell’importante incarico in comune a Gallarate: «Bossi è sempre stato mio amico – ha sostenuto Papa – non avevo bisogno di ingraziarmelo». Anche l’avvocato Gallo, in rappresentanza del Comune costituitosi parte civile, chiede a Papa se nella sua agenda oltre al numero del dirigente gallaratese ci fossero anche quelli di altri comuni della provincia: «Credo che sia normale avere il loro numero – ha sostenuto ancora Papa – oltre ad essere dirigenti molti sono anche miei amici personali». Il processo proseguirà con l’udienza dell’8 novembre con l’escussione dei testi della difesa di Federica Motta, rappresentata dall’avvocato Tiberio Massironi.
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