Adua chiama Samarate: concerto solidale per l’ospedale

Nel 1896 la località d'Etiopia fu teatro di una disfatta italiana. Oggi suor Laura e le consorelle salesiane sono impegnate per la popolazione locale: "Vinceremo con le armi della solidarietà"

Quello tra Samarate e le suore di Adwa, in Etiopia, è un rapporto forte, rinnovato anche quest’anno dal vincolo della solidarietà: pochi anni fa i samaratesi raccolsero viveri per fronteggiare la grave crisi alimentare in Africa, ora organizzano un concerto per raccogliere fon per l’ospedale. «Costruire un ospedale in Africa è come scalare l’Everest senza bombole, su parete di sesto grado» dice suor Laura Girotto. Già da queste poche righe s’intuisce il carattere speciale di questa religiosa, torinese di nascita, classe 1944: la chiamano "Suor Bulldozer" per la sua volontà di ferro, la stessa che l’ha spinta tanti anni fa ad insediare una comunità in un luogo semidesertico, Adwa (Adua nella traslitterazione italiana). «Solo una tenda blu e il nulla intorno» dice. "La tenda blu" è il titolo del libro che ha scritto con il giornalista Niccolò D’Aquino e ha già collezionato quattro ristampe.

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«Anche nell’anno del 150°, Adua per noi ha una significato particolare». Qui infatti si è combattuta nel 1896 una battaglia sanguinosa tra le truppe sabaude e quelle dell’Imperatore d’Etiopia, che difendevano la loro terra dall’invasione dei colonialisti (i morti furono oltre 10mila). «È uno strazio vedere i nomi dei nostri ragazzi morti, molti senza nome, ragazzi di vent’anni morti per niente. Riflettendo su questo, ci siamo dette che l’Italia allora ha perso, dimostreremo chi siamo noi italiani, vincendo non con le armi della conquista ma con le armi della solidarietà». Oggi Adua ha 42mila abitanti, si è allargata intorno alla missione delle suore salesiane, che assistono l’infanzia e danno istruzione e formazione professionale: suor Laura è madre legale di 63 bambini, ma fa anche da sindacalista per le ragazze impegnate nella locale grande fabbrica tessile, che produce anche per grandi marchi ben noti agli italiani («le ragazze che hanno studiato da noi sono tutte caporeparto, dice con orgoglio). La città cresce (senza contrasti religiosi tra copti, cattolici e musulmani: «Con gli islamici abbiamo un ottimo rapporto, quando è morto il Papa Giovanni Paolo II gli imam si sono presentati vestiti a lutto, per farci le condoglianze»), anche se sempre in uno scenario drammatico: pochi anni fa la crisi alimentare – a cui non fu estraneo il boom dei prezzi del petrolio, con la corsa ai biocarburanti che contribuì a far impennare i prezzi dei cereali – provocò una grave carestia. I samaratesi vennero in auto acquistando un’intero container di zucchero.

Passata quella fase drammatica, ora l’obbiettivo è creare un ospedale efficiente, che serva gli abitanti gratuitamente, ma che possa servire anche ai turisti che potrebbero visitare una nazione di grande patrimonio culturale («Oggi le assicurazioni non concedono copertura ai turisti in Etiopia, perché non ci sono strutture sanitarie adatte»). Per raccogliere finanziamenti il Corale Giuseppe Verdi di Samarate offre un concerto, che si terrà nella Chiesa della Santissima Trinità sabato 17 dicembre. Tutti i soldi raccolti – mediante l’acquisto di una copia del libro "La tenda blu" – saranno destinati alla costruzione dell’ospedale.

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Pubblicato il 11 Dicembre 2011
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