Frontalieri, la Regione chiede il ripristino dei ristorni
Approvata all'unanimità in Consiglio regionale una mozione per chiedere al Governo Monti di riprendere il dialogo con la Svizzera
La Lombardia chiede al Governo Monti di riprendere il dialogo con la Svizzera sui ristorni dei forntalieri e non solo. È questo il risultato di una mozione approvata oggi in Consiglio regionale all’unanimità, che nascedal lavoro del Tavolo di lavoro tecnico politico istituito tra il Consiglio regionale lombardo e il Gran Consiglio della Repubblica e Canton Ticino. Il Tavolo è stato istituito proprio per evitare il deteriorarsi delle relazioni italo svizzere che si ripercuotono sulle comunità transfrontaliere e sugli enti locali prossimi al confine. La mozione approvata in Aula porta le firme di tutto l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale e dei capigruppo dei diversi partiti.
«Non chiediamo solo di valutare la questione fiscale – ha spiegato il Consigliere Segretario Carlo Spreafico (PD), illustrando la mozione – ma anche tutte le tematiche legate al lavoro, alle infrastrutture, ai trasporti e al turismo».
Il documento invita inoltre il presidente della Giunta a rappresentare al nuovo Governo l’esigenza di sviluppare il necessario confronto con la Svizzera su tematiche finanziarie e fiscali e sollecitare una soluzione che sblocchi in tempi rapidi la questione del ristorno fiscale.
La vicenda riguarda in sostanza l’annuale parziale restituzione del gettito derivante dalle imposte applicate ai lavoratori transfrontalieri da parte della Confederazione Elvetica. Dal giugno scorso la Svizzera ha infatti sospeso parzialmente il versamento dei ristorni fiscali riferiti al 2010, determinando una sottrazione di risorse a comuni, Comunità montane e province di frontiera che assorbono l’85% dell’ammontare del ristorno e utilizzano queste risorse per realizzare infrastrutture. Per i comuni di frontiera il mancato riconoscimento dei ristorni vale un taglio di 23 milioni di euro.
La decisione della Confederazione svizzera procura dunque danno e disagio agli enti locali in un momento già difficile dal punto di vista economico e un divario tra i due Stati che riguarda anche le regole sulla trasparenza finanziaria. «Vogliamo – ha continuato Spreafico – che la questione venga risolta anche alla luce del positivo confronto avviato col Tavolo tecnico politico istituito tra il Gran Consiglio della Repubblica, il Cantone Ticino e il Consiglio regionale».
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