È morto Oscar Luigi Scalfaro

L'ex Presidente della Repubblica aveva 93 anni. La notizia della morte è stata diffusa nella mattinata di domenica 29 gennaio via Twitter. Fu l'uomo che traghettò il Paese dalla prima alla seconda Repubblica

È morto Oscar Luigi Scalfaro. L’ex Presidente della Repubblica aveva 93 anni. La notizia della morte è stata diffusa nella mattinata di domenica 29 gennaio via Twitter. I funerali avranno luogo in forma privata lunedì alle 14 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore della Capitale. Sarà allestita una camera ardente per consentire anche alla gente comune di portare il proprio saluto all’ex capo di Stato nella chiesa di Sant’Egidio, sempre lunedì dalle 10.30 alle 13.30.

Il  Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nella foto durante un recente incontro con Scalfaro), appresa la notizia della scomparsa di  Scalfaro si è recato nella sua abitazione a rendere omaggio alla salma, insieme alla signora Clio, dopo aver rilasciato la seguente dichiarazione: «E’ con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del Paese, e l’amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato. E’ stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell’Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale. Si è identificato col Parlamento, cui ha dedicato con passione la più gran parte del suo impegno. Da uomo di governo, ha lasciato l’impronta più forte nella funzione da lui sentitissima di Ministro dell’Interno. Da Presidente della Repubblica, ha fronteggiato con fermezza e linearità periodi tra i più difficili della nostra storia. Da uomo di fede, da antifascista e da costruttore dello Stato democratico, ha espresso al livello più alto la tradizione dell’impegno politico dei cattolici italiani, svolgendo un ruolo peculiare nel partito della Democrazia Cristiana. Mai dimenticando la sua giovanile scelta di magistrato, Oscar Luigi Scalfaro ha avuto sempre per supremo riferimento la legge, la Costituzione, le istituzioni repubblicane. In questa luce sarà ricordato e onorato, innanzitutto da quanti come me hanno potuto conoscere da vicino anche il calore e la schiettezza della sua umanità.  Alla figlia Marianna, che gli è stata amorevolmente, ininterrottamente vicina, la mia commossa solidarietà» (fonte: Quirinale).
 
DA SEMPRE NELLO STATO – Nato a Novara il 9 settembre 1918, Scalfaro si era laureato in Giurisprudenza nel 1941. E’ stato capo dello Stato dal 1992 al 1999 e aveva  fatto parte dell’assemblea Costituente del 1946. È stato deputato senza interruzioni fin dalla prima legislatura del Dopoguerra (1948) . Ha ricoperto il ruolo di ministro varie volte ma non è mai stato presidente del Consiglio. Come Pertini e De Nicola, ha ricoperto anche le altre due principali cariche dello Stato: la presidenza del Senato, seppure in via provvisoria all’inizio della XV legislatura, e quella della Camera. Sul banco principale di Montecitorio sedette dal 24 aprile 1992 al 25 maggio dello stesso anno, quando venne appunto eletto presidente della Repubblica. Nel ruolo di numero uno dell’Assemblea fu lui stesso a leggere ad alta voce lo spoglio delle schede della votazione delle Camere riunite in seduta comune che portò alla sua elezione al Quirinale.

«NON CI STO» – Salì sul colle più alto subito dopo la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Da presidente della Repubblica ha gestito il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica e la transizione dagli anni di Tangentopoli. Rimane nella storia la sua frase «non ci sto», pronunciata la sera del 3 novembre 1993 a reti unificate, per difendersi dalle accuse di avere gestito fondi neri ad uso personale nell’epoca in cui era stato ministro dell’Interno. In quell’occasione Scalfaro parlò di «gioco al massacro» e imputò l’esplosione dello scandalo Sisde ad un tentativo di infangare la presidenza della Repubblica come ritorsione della vecchia classe politica che le inchieste di «Mani Pulite» avevano decimato.

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Pubblicato il 29 Gennaio 2012
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