La rivincita dei Maroni boys

In platea tifo da stadio per l'ex ministro dell'interno, urla di gioia fino alla lacrime per tutti quelli che erano stati sconfitti dal congresso di Varese e che adesso urlano in platea i cori contro Rosi Mauro

Giulio Moroni è il capogruppo della Lega al consiglio comunale di Varese ed è un militante con un certo aplomb, ma quando Roberto Maroni dal palco attacca Marco Reguzzoni, il capo dell’odiato cerchio magico, scatta in piedi e urla: “evvaicazzo!”. Saltano tutti davanti al mixer, dove il militante Marco Cattaneo, 27 anni, è stato appena evocato dal segretario cittadino Marco Pinti come l’eroe che fu sospeso da scuola, 10 anni fa, perchè si mise contro un professore meridionale. La sala macchina del D-Day maroniano è al mixer del teatro Apollonio , dove posta su facebook in continuazione, dal suo ipad, Stefano Candiani, l’ex segretario provinciale preso a pesci in faccia da Bossi all’ultimo congresso e che vive un’autentica estasi quando cominciano i cori grevi contro Rosi Mauro.
Un gradino sotto c’è Emanuele Monti, consigliere comunale di Varese, e anche lui contro Rosi Mauro canta a squarciagola. Il terzetto si dà lo schiaffo del cinque con la mano a ogni legnata contro il cerchio magico. Sul palco si agita l’uomo ombra di Attilio Fontana, Davide Rovera Venturini. Quando Umberto entra nella sala, è un’ovazione. Bossi è da solo, senza nessuno al fianco, o a braccetto. Già questo è un segnale. Ma la sala è tutta maroniana. Sotto il palco il gruppo dei sindaci che ha sperimentato le ronde volute da Maroni ministro. C’è Stefano Cavallin, il segretario di circoscrizione che organizza la serata, Marco Pinti il segretario cittadino che introduce dal palco con il suo stile naif.
Si vedono nell’ordine Matteo Salvini, accolto con una ola da stadio, c’è il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi, Igor Iezzi capogruppo in comune a Milano, i parlamentari Giacomo Stucchi da Bergamo, Gianluca Pini il capo dei romagnoli, l’ex assessore regionale Zanello, l’assessore regionale bergamasco Belotti. Giovanna Bianchi della Rai, il senatore Fabio Rizzi, il presidente del Varese calcio Antonio Rosati, diversi parlamentari, i giovani padani dalla Brianza, Como , Lecco, le sezioni di Sondrio, gruppo di veneti da Verona e Padova, Venezia.
“Non ne possiamo più di questo cerchio magico” dice Barbara da Brescia. C’è Max Ferrari l’ex direttore di Telepadania espulso e oggi riabilitato nel servizio d’ordine, nemico storico di Reguzzoni, c’è poi un noto militante di nome Stefanazzi, che da due mesi su facebook invoca l’epurazione totale dei cerchiomagisti. Stefano Candiani corre da una parte all’altra del teatro a prendersi le pacche sulle spalle. Alessandro Vedani di Buguggiate è l’ex sindaco che dal palco del congresso di Varese citò Jim Morrison e ha combattuto contro la proclamazione senza voto di Maurilio Canton. “Hai visto che ce l’abbiamo fatta?” gli dicono.
Il sindaco di Varese Attilio Fontana è il più maroniano dei sindaci maroniani. “E’ stato meglio di un congresso – ragiona – il capo era con Maroni e non ha difeso nessuno, ha lasciato che Bobo spiegasse le sue ragioni, ed è stato con lui fino in fondo, se non è una vittoria questa…”.
Il presidente della provincia Dario Galli ha lanciato un messaggio duro: “Bossi è il capo, ma dietro di lui siamo tutti uguali, e per comandare ci si conta”. E’ la frase più politica della serata. Si fanno i congressi e ci si conta, il D Day maroniano è questo qua: “Il cerchio magico vince se non si va ai voti – dicono i leghisti del Maroni Day – ora Bossi li deve scaricare”.  

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Gennaio 2012
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