L’aggressione a Varese e l’Sos alla magistratura: “Dopo di me ha ridotto una seconda compagna in fin di vita, ora ho paura“
La storia di D.M., parte offesa in un procedimento per lesioni gravissime e stalking. L’uomo picchia anche la nuova compagna, che la avvisa: “Dice che con te deve ancora finire il lavoro”

«Con quella devo ancora finire il lavoro». A volte l’alleanza fra vittime di violenza di genere funziona: e l’ultima fidanzata di quell’uomo violento decide di avvisare quella che l’ha preceduta del rischio che corre (dopo essere stata anch’essa oggetto di pesanti pestaggi). L’aggressione ai danni di D.M. avviene a Varese l’11 marzo 2022, e la denuncia ad aprile dello stesso anno per lesioni (che da gravi diventano gravissime, a cui si aggiunge anche lo stalking). Parte l’azione penale a carico di un soggetto di origini italo brasiliane e il processo di fronte al giudice monocratico di Varese è in programma per il prossimo marzo; nel frattempo D.M. ripara in Svizzera e nei confronti del sospettato viene presa la misura del divieto di ingresso nella Confederazione. Divieto che però scade il 18 di dicembre.
Nel frattempo l’uomo accende una relazione con una seconda donna, pure lei vessata dalle stesse condotte, che lo denuncia e avverte la fidanzata precedente: «Guarda che ha detto che con te deve ancora finire il lavoro». E quella frase rivolta verso D.M. (che dopo l’aggressione ha fondato una associazione contro la violenza sulle donne) è finita in un esposto presentato alla Procura della repubblica di Varese a ottobre 2024. Attraverso il difensore, avvocato Giuseppe Di Palma, D.M. lancia un sos: «Occorre subito che la magistratura di Varese proponga l’adozione di una misura di prevenzione al tribunale competente, poiché quell’uomo è socialmente pericoloso. A suo carico ci sono anche indagini per tentato omicidio e altri procedimenti penali per aggressioni».
Ora il timore è che se il divieto di ingresso in Svizzea, in imminente scadenza, non dovesse venir prorogato, «quell’uomo potrà liberamente muoversi sul territorio elvetico così da presentarsi sotto casa della mia assistita», continua l’avvocato Di Palma. «Ai tempi della prima denuncia venne attivato il codice rosso, ci si aspettava una misura cautelare coercitiva ma ne venne applicata solo una restrittiva. Ora, pur in assenza di una misura cautelare, è possibile attivare una misura di prevenzione, che domandiamo con forza. Per il momento non abbiamo avuto riscontri, è come se il sistema si fosse inceppato, e la mia assistita chiede un intervento urgente a sua protezione». D.M., che ora ha scelto di vivere a Lugano, ha paura e si è rivolta ai media e dunque alla redazione di Varesenews per sollevare il caso (di concerto col legale la scelta di mantenere l’anonimato della donna): «Dopo di me ha ridotto una seconda compagna in fin di vita, ora io ho paura».
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