“Bene il parcheggio del Fare, ma perché non comunicare meglio?”
Una lettrice pendolare, entusiasta per la riapertura dell'autosilo, era dubbiosa sulle informazioni ricevute da vari uffici. "Da alcuni giorni però è comparso il cartello"
Caro direttore,
avevo scritto la lettera che segue, ma ora è diventata inutile. Le allego la foto dell’uscita del parcheggio, direi eloquente…
(il cartello con gli orari all’ingresso dell’autosilo, fotografato in questi giorni)
Caro direttore,
la recente apertura del parcheggio del Fare a Gallarate è stato uno di quei momenti che mi hanno avvicinata al cielo.
Vivo da 3 anni a Gallarate e quella del parcheggio in stazione è stata per me un’odissea che ha lasciato il segno. Dopo mesi di autobus da e per la stazione (le risparmio i patemi di perdere l’ultimo delle 20.00 per tornare…) scoprii per caso il parcheggio di Via Torino e già quella fu una grande conquista.
Fui ben lieta di aderire alle istanze del gruppo di pendolari "20 minutes to park", che cercava di ottenere degli impegni in tal senso dall’allora giunta (ero presente al Consiglio di Circoscrizione IV del quartiere Sciarè del 10/12/09, nel quale l’allora assessore Massimo Bossi promise che a fine gennaio 2010 sarebbe stato riaperto l’agognato parcheggio del centro commerciale….): tutti disattesi. Quindi può ben immaginare la mia felicità quando appresi dal vostro giornale dell’apertura del parcheggio il 2 gennaio scorso.
Ancora più entusiasta quando scriveste che il Comune avrebbe aperto anche il secondo piano…
Peccato che lo stesso Comune, interpellato per conoscere orari di apertura, non sapesse nulla e mi rimbalzasse altrove (ad AMSC, che risponde solo sui parcheggi – a pagamento – che gestisce e che a sua volta mi ha dirottata su ASCOM, e alla Polizia Municipale, totalmente all’oscuro), azzardando persino che dovessi rivolgermi al proprietario dell’immobile.
Incaponita, sono riuscita a strappare al telefono un orario alla segreteria dell’Assessorato Lavori Pubblici ma penso non sia molto attendibile, dato che il parcheggio è già aperto ben prima dell’orario che mi hanno indicato loro, ma ho lasciato perdere…
Mi lascia perplessa che questa azione estremamente positiva non sia stata resa pubblica con tutti i dettagli del caso: oltre al doveroso servizio pubblico che ciò avrebbe rappresentato, il Comune ne avrebbe ricevuto un ottimo ritorno d’immagine. Perché dopo aver raggiunto questo importante traguardo, inciampare nei dettagli? È vero, la sostanza è stata raggiunta, ma se non fosse stato per Varesenews non avrei mai saputo della cosa.
Ma a questo punto, mi sento anche di azzardare una proposta banalmente mutuata da casi reali: creare un pass specifico per i pendolari a fronte del pagamento di una cifra simbolica annua (es. 50/60 €) e la certificazione che si lavora in una sede fuori città: questo aiuterebbe le casse del Comune senza incidere troppo sui bilanci familiari e impedirebbe l’occupazione dei preziosi spazi da parte di residenti o da chi comunque non utilizza il treno.
Naturalmente divulgando la cosa anche, ma non solo, tramite il provvidenziale Varesenews….
Grazie
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