La lunga strada di Arcari, dalla Pro Patria ad un passo dal record
L'ex portiere dei tigrotti difende oggi a 34 anni la porta del Brescia e non prende gol da 720 minuti. Una bella storia di calcio, che si aggiunge a quella di Anania, altro ex bustocco
Dopo Luca Anania, protagonista in vetta alla serie B con il suo Pescara, ecco un altro super numero uno che ha difeso i pali della Pro Patria e che sta facendo parlare di sé al piano di sopra: Michele Arcari, 34 anni, estremo difensore del Brescia, è a pochi giri di lancette per battere il record di imbattibilità (è arrivato a 720’, incrociamo le dita per lui) nella storia delle "rondinelle".Arcari, il record è vicino: quali sono le emozioni e cosa pensa del campionato di serie B?
«Non voglio dire nulla per scaramanzia sul record perché mi mancano ancora poco più di 20 minuti e non ho intenzione di portarmi male – dice scherzando, ma non troppo (la prossima partita è contro il Torino ndr) –. Il campionato cadetto è difficilissimo, lo dimostra il fatto che squadre ambiziose come la Sampdoria stanno facendo molta fatica».
Del Varese che idea si è fatto?
«I biancorossi sono un’ottima squadra: nella gara di andata hanno dimostrato di essere una formazione fortissima riuscendo a pareggiare dopo che noi eravamo passati in vantaggio per 2-0. La loro forza credo sia Rolando Maran: ho avuto la fortuna di essere allenato da lui e posso garantire che è un grande professionista».
Passiamo alla Pro Patria; che ricordo ha dell’ambiente di Busto Arsizio?
«Il grande attaccamento alla maglia e alla gloriosa storia della Pro sono gli aspetti che più mi vengono in mente pensando ai colori biancoblu. C’è un grande senso di appartenenza e di orgoglio che circonda la squadra e questo in molte occasioni ha fatto la differenza».
C’è un episodio particolare che ci vuole raccontare?«Penso sicuramente alla famosa partita con il Pisa. Era una delle ultime gare di campionato e stavamo già pensando di fare i play out. Dopo pochi minuti eravamo sotto di due reti con l’uomo in meno. Ad un certo punto un attaccante dei nerazzurri si è presentato da solo davanti a me e io sono riuscito a rubargli la palla in uscita bassa. Dopo quell’azione siamo riusciti a fare un gol e sulle ali dell’entusiasmo siamo stati capaci di ribaltare il risultato e vincere quella gara, centrando anche la salvezza diretta. Una delle emozioni più belle è stata quando Paolo Tramezzani, allora capitano, mi fece i complimenti per quella parata, sottolineandone l’importanza».
La Pro ha sempre avuto dei portieri validi, che poi sono riusciti a fare strada; è un caso?
«Non saprei, anche perché negli ultimi anni la società è cambiata e probabilmente anche i selezionatori sono diversi. Però posso dire che l’allora preparatore dei portieri era molto capace: a me ha dato un grosso aiuto per migliorare e crescere».
Il suo compagno di allenamenti in questo momento è Nicola Leali, uno dei migliori prospetti tra italiani, già acquistato dalla Juventus per il dopo Buffon. Lei lo vede lavorare tutti i giorni: cosa può dire di lui?
«Ho risposto diverse volte a questa domanda e non posso fare altro che confermare la sua bravura. Non ha grandi difetti, è abile in uscita e nelle parate; gli manca l’esperienza, ma quella si crea con il tempo».
Alla fine però in campo ultimamente sta scendendo lei…
«Sono contento di giocare, ho saputo sfruttare l’occasione avuta. Durante il periodo negativo che abbiamo passato negli ultimi mesi, lui è stato preso un po’ come capro espiatorio per la mancanza di esperienza, qualità che a me non manca di certo (ride ndr). Credo comunque che Leali farà una grande carriera».
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