Diventare un mito è possibile

Michele Monina conosce i segreti della celebrità perché autore di tante biografie dedicate ai divi. In "Dieci modi per diventare un mito" (Laurana Editore) li svela al lettore

Se volete diventare un mito, ci sono dieci regole da seguire. E se a indicarvele è uno scrittore specializzato in biografie dei divi, da Lady Gaga a Bruce Springsteen passando per Vasco Rossi, allora qualche remota possibilità di diventarlo, un mito, l’avete sicuramente. Michele Monina, che conosce i segreti delle celebrità – che poi così segreti non sono –, sull’argomento ha deciso di scrivere un libro “10 modi per diventare un mito” (Laurana Editore). E se lo diventate, potete “fare un sacco di soldi”, come sostiene il sottotitolo e l’ironica prefazione dello scrittore Gianni Biondillo.

Fama e ricchezza sono le due coordinate che orientano l’esistenza di tutti i miti moderni. Ma che cosa hanno in comune tra loro queste esistenze? Monina usa un criterio quasi scientifico, sostenuto sempre dall’evidenza degli esempi. Si inizia dal nome: non si possono far impazzire milioni di fan con un nome sciatto e anonimo. Un conto è che “Like a virgin” la canti una che si chiama Madonna, un conto è che la canti una che si chiama Maria Louise Veronica Ciccone. Tutti conoscono Bob Dylan, ma non è la stessa cosa dire che “Blowin in the wind” l’ha scritta e fatta conoscere al mondo intero un certo David Zimmerman.

E che dire allora di Stefani Germanotta in arte Lady Gaga? Insomma, se avete un nome che suona male, occorre che ve ne inventiate uno nuovo. Che il rock fosse una grande truffa lo aveva capito con un certo anticipo il buon Jim Morrison, leader dei Doors, tanto che a un certo punto fuggì dal palco per rifugiarsi nella poesia. E aveva ragione, perché il mondo delle rockstar non ha niente di spontaneo a partire dall’abito che tra i divi continua a fare il monaco. Più eccentrici si è, meglio è. Una rockstar mica puo’ andare sul palco vestita da impiegato. Ce la vedreste Lady Gaga in tailleur?

E che dire allora del sesso. La monogamia è bandita, meglio una sana promiscuità venata da qualche sfumatura omossesuale. Qui gli esempi si sprecano: da David Bowie a Lou reed, da Iggy Pop alla omnipresente miss Germanotta.
Se poi si sposa una causa nobile, ambientale o umanitaria che sia, si puo’ diventare famosi senza aver cantato una canzone degna di essere ricordata. Se chiedeste a chiunque di indicarvi una canzone di Bob Geldof, nessuno vi risponderebbe. Con molta probabilità in molti vi parleranno di “Band Aid”, il megaconcerto organizzato dall’irlandese per raccogliere aiuti umanitari destinati all’Africa e grazie al quale ancora campa.

A una rockstar che si rispetti non possono mancare alcol e droga, purché consumati davanti a un giornalista o a un fotografo, pronti a sputtanarvi senza rimorso. Puo’ anche giovare fare il giurato di un talent show e poi entrare in una crisi mistica, con conseguente frequentazione di discutibili sette. E se qualche rapper vi insulta in un verso cantato, non prendetevela, perché vuol dire che siete sulla strada giusta. Infine, un consiglio molto discutibile: se morite giovani, ovvero non più tardi del compimento del ventisettesimo anno di età, come è accaduto a una folta schiera di miti del rock, da Morrison alla recente Amy Whinehouse, potreste diventare un mito, senza però goderne i benefici reali.

Se dopo tutti questi consigli, non siete ancora famosi altro non vi rimane che azzeccare una hit di successo, tipo “My Sharona” o “Video Killed the radio star”, canzoni marchiate a fuoco nella testa delle persone. Peccato che nessuno ricordi i nomi delle band che le suonavano.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 14 Marzo 2012
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