Emanuele Cisi e le melodie nel sax
Il musicista torinese sarà presente sabato 31 al Conservatorio di Como con un quartetto strepitoso
Emanuele Cisi, di scena sabato 31 alle 17.30 all’Auditorium del Conservatorio di Como (ingresso gratuito sino ad esaurimento dei posti disponibili), ha smesso di essere un talento del jazz – non solo italiano – quando Enrico Rava si accorse di lui. Quando Benny Golson si accorse di lui. E
quando Parigi, con il suo esprit sonoro, se ne accorse. In pochi anni, il jazz di Cisi si è trasformato in una musica piena zeppa di sapori, umori, prove d’autore. Grazie anche agli amici che lo accompagneranno a Como: Paolo Birro al pianoforte e Marco Micheli al basso (che nei gruppi di Cisi sono punti di riferimento) e Francesco Sotgiu alla batteria. Scriveva, il sassofonista torinese, in “The Age of numbers”: «L’età dei numeri sta avendo luogo: una dimensione in cui ogni cosa, materiale e non, ogni essere vivente, ogni espressione della realtà e del pensiero, è emanazione dell’infinità dei numeri e della loro assoluta e spaventosa perfezione». Un luogo dove lo spazio si espande nell’esercizio continuo del <contaminare, ibridare, lasciare che le diversi anime musicali e visive possano combinarsi l’una nell’altra>. Cisi, nelle parole di Golson, é un avventuriero: «Al pari del gioco selvaggio del cacciatore in Africa, che cerca tigri e leoni pericolosi». Sempre alla ricerca di lasciare il proprio respiro nel tenore e nel soprano, nelle note, sugli uomini. Nel tempo. Immaginazione e occasioni di sfida per «creare cose che non sono mai esistite». Senza mai trovare certezze, «Cisi – dice ancora Golson – scopre quelle nuove cose che attendono di essere scoperte»: è un flusso, una sponda, una corrente. E’ il suono cavo e brunito di un sax tenore che ricorda Sonny Rollins. E che quando suona rincorre ancora il mito di un jazz che esce continuamente allo scoperto, come un cucciolo dal nido. Con coraggio ma anche un poco di imprudenza. E’ questo, d’altronde, ad appassionare della musica di Cisi: fantasia, creazione, mete lontane, percorsi infiniti. Con quel Birro che Emanuele considera «uno fa i più straordinari pianisti che abbia incontrato». E che anche questa volta sarà al suo fianco in una esplorazione “fortemente melodica” di composizioni originali e standard del jazz di sempre.
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