Simona Melchionda, uccisa da chi aveva amato
La giovane di Oleggio scompare da casa il 6 giugno del 2010. Dopo un mese di vane ricerche l'ex fidanzato confessa di averla uccisa e gettata nel Ticino
Simona Melchionda, giovane di 25 anni di Oleggio Castello, scompare da casa il 6 giugno del 2010. È una domenica sera. Simona ha trascorso la serata con degli amici in un locale ma ha fatto rientro a casa presto ed è nervosa. Nel ricostruire le ultime ore passate con la figlia i genitori hanno raccontato di una telefonata ricevuta nel pomeriggio. Una chiamata animata, degenerata in lite. Simona è arrabbiata e al padre che le chiede conto di quella sfuriata dice che si trattava dell’ex fidanzato. Quella stessa sera chiede alla madre di prestarle l’auto per andare a un appuntamento fissato per mezzanotte. Alle 2.25 arriva l’ultimo messaggio al telefonino della madre. Un sms che proviene dal numero di Simona: "Dormo fuori". Sono quelle due parole le ultime notizie di Simona. Da quel momento ha inizio un black out che durerà per quasi un mese.
Il telefono cellulare risulta sempre spento mentre l’auto della ragazza viene ritrovata parcheggiata vicino al ristorante “Voce del mare” di Pombia, un comune nelle vicinanze. Le ricerche durano fino a luglio. Gli amici non vogliono perdere la speranza e fanno circolare la notizia su Facebook, viene anche diffuso un appello attraverso la trasmissione di Rai Tre "Chi l’ha visto". Ma il 3 luglio tutto si blocca: è il giorno in cui viene ritrovato senza vita il corpo di Simona. Il cadavere era incastrato tra i rovi, sulla sponda del Ticino. Ed è stato proprio l’ex fidanzato a indicare il luogo. Si tratta di Luca Sainaghi, 28 anni, ex carabiniere. Ha raccontato di averle sparato un colpo di pistola alla testa e di aver gettato il corpo nel fiume. L’uomo era stato ascoltato nei giorni precedenti dagli inquirenti e aveva negato tutto, cadendo però più volte in contraddizione. Alla fine è crollato e ha indicato alle forze dell’ordine il punto dove avrebbero potuto ritrovare Simona, vicino alle rive del Ticino, all’altezza di San Giorgio Pombia (di fronte a Vizzola Ticino). Insieme a Sainaghi è stata indagata e condannata anche Ilaria Mortarini, l’attuale compagna residente a Lisanza.
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