L’orgoglio di Basso: “Sarò ancora protagonista”
Ivan ammette la sconfitta ma promette: "Non è questo il giorno del mio funerale: farò ancora bene al Giro". Ora il Tour in appoggio a Nibali: "Vincenzo può andare sul podio"
Dall’inviato – Il groppo in gola con cui ha parlato dopo l’arrivo dello Stelvio si è sciolto dopo una notte di riposo e dopo aver sentito sulla pelle l’affetto della gente che a Milano ha inneggiato a lui fin dal riscaldamento (foto a lato), come se avesse ancora addosso la maglia rosa del 2010.
Ivan Basso ha corso una cronometro dignitosa e con volto più sereno si è sottoposto alle domande dei giornalisti, senza paura di ammettere la sconfitta. E rilanciando per il futuro con una certa dose di grinta, maggiore rispetto ad altre occasioni: «L’ho già detto ieri sullo Stelvio: questo Giro d’Italia non è andato come io e la mia squadra speravamo, ma non parlate di un’era finita. Scusatemi, ma non è questo il giorno del mio funerale: per quello c’è ancora tanto tempo».
Il campione varesino respinge anche con decisione le critiche al modo di correre. «Ho vinto due Giri e l’ho fatto in questo modo; fino a Cortina è andato tutto bene e non pensavamo che poi finisse così. Ho avuto due giorni di flessione, non di crisi, perché ho perso un po’ di terreno dai primi ma non sono crollato. Quindi non ho nulla da rimproverare alla tattica mia e della Liquigas-Cannondale».
Il futuro prossimo intanto è già scritto. «Anche quest’anno andrò al Tour de France; questa era la mia intenzione a prescindere dall’andamento del Giro, perché voglio aiutare Nibali che a mio parere può arrivare tra i primi tre in Francia. Ma al di là di come proseguirà il 2012 vi ripeto che questo non sarà il mio ultimo Giro da protagonista».
Per finire Basso con un paio di considerazioni. La prima quando vede la premiazione dei primi tre classificati: «Stare su quel podio è un’emozione fortissima, che ho avuto il piacere di provare due volte. Devo dire che Hesjedal e Rodriguez lo meritano perché sono stati i più forti, così come De Gendt con il numero allo Stelvio». La seconda fa riferimento a una domanda sugli italiani, detronizzati dagli stranieri. «Sono d’accordo con quanto ha già detto anche Scarponi: se non ci sono italiani sul podio non vuole dire che siamo scarsi ma che abbiamo trovato avversari più bravi di noi in questa edizione». E a chi gli chiede come mai, oltre a lui, Scarponi e Nibali, non si vedono altri azzurri in grado di competere nelle grandi corse a tappe, Basso replica: «Non posso sapere come mai siamo in pochi ma posso anche assicurarvi una cosa. Con me alla Liquigas ci sono due ragazzi come Damiano Caruso e Moreno Moser (quest’ultimo non era a questo Giro ndr) che stanno facendo esperienza e migliorano di continuo. Credo che in futuro saranno davvero protagonisti». Parole da capitano vero, quelle che Basso sa avere sia nella vittoria sia nella sconfitta. Parole che gli hanno permesso di conquistare la fiducia dei compagni al di là del risultato negativo.
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