La Regione finanzia la scuola digitale. Favorite le paritarie
Le caratteristiche e i tempi del bando di Regione e Ministero per attuare la digitalizzazione delle classi potrebbero escludere gli istituti statali. Un investimento da otto milioni di euro
Otto milioni e mezzo di euro per finanziare la rivoluzione digitale della scuola lombarda.
L’accordo è stato siglato tra Miur e Regione Lombardia e mette a disposizione 8000 euro per ogni classe che passerà ai libri digitali ( 250 euro per ogni studente per acquistare un tablet, 1750 euro per l’acquisto della Lim ). Grande entusiasmo per un’innovazione che va, indubbiamente, nel segno del progresso tecnologico. Ma c’è un "ma".
Presidi e insegnanti sono in attesa dell’uscita del bando per conoscere nel dettaglio le indicazioni per poter concorrere. Il bando uscirà a fine mese e, per quella data, le scuole dovranno aver già deciso l’adozione dei libri di testo esclusivamente in formato digitale. Chiaramente, gli istituti dovranno essere già essere coperti da banda larga e sistema wi fi e i professori avere una consolidata esperienza nell’utilizzo di strumenti informatici.
Dette così, le condizioni parrebbero scontate, se non fosse che, a oggi, l’editoria italiana stenta ad adeguarsi alla rivoluzione digitale: in circolazione ci sono testi "in forma mista" cioè supporto cartaceo aggiornabile e implementabile con integrazioni scaricabili. I testi esclusivamente digitali in circolazione sono, per lo più, in formato PDF, un sistema che non soddisfa gli insegnanti per la limitatezza delle opportunità multimediali che offre.
Ciò che non convince i presidi delle scuole pubbliche sono i tempi e i modi con cui questo accordo è stato stretto: entro fine maggio il collegio docenti deve adottare solo libri digitali, la scuola deve essere totalmente cablata e i professori vantare dimestichezza con la tecnologia. Tutte qualità che sono poco concretizzabili velocemente in un sistema com’è quello della scuola statale un po’ per i numeri della sua popolazione, un po’ per la carenza di fondi per innovare il supporto tecnologico e un po’ per la complessità di adeguarsi ai mutamenti da parte dei docenti.
Spesso, nelle scuole statali la tecnologia e i laboratori informatici, quando ci sono, scontano il fatto di essere limitati o superati. Nella nostra provincia, per esempio, sono veramente pochissimi i casi di scuole già pronte per tentare di aggiudicarsi i finanziamenti straordinari: si tratta delle scuole 2.0 come il Crespi di Busto, il Marie Curie di Tradate, il Facchinetti di Busto o il Falcone di Gallarate. Ci sono casi sporadici, come il Cairoli di Varese, che dall’autunno scorso ha imboccato la via dell’informatizzazione con il progetto "archè", che riguarderà solo una quarta ginnasio.
La sensazione è che, a fronte di un pugno di scuole pubbliche che potrebbero arrivare a spartirsi circa un milione di euro, il resto potrebbe più facilmente arrivare alle paritarie, scuole più flessibili, perchè più piccole, con ragazzi spesso più facilitati a sostenere spese straordinarie, con un corpo docente e un piano di studi più veloce ad adattarsi ai cambiamenti dell’ultimo minuto.
Il timore, dunque, è che la scuola pubblica rischi di perdere l’importante treno della digitalizzazione e tutti i preziosi finanziamenti che, visti i tempi, sarebbero vera manna per imboccare seriamente la via del progresso tecnologico.
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