In fuga dal terremoto, la storia di Dino e Nanda
Da una settimana sono ospiti della figlia Giorgia che vive nel quartiere Crenna di Gallarate. Dopo la prima scossa non volevano andarsene, poi sono arrivate le altre due del 29 maggio e hanno deciso di andare via
Berardino ha 76 anni e Fernanda 72, sono scappati da Modena dopo la terza forte scossa di terremoto, quella delle 12,57 del 29 maggio che era seguita a quella delle 9 del mattino, tutte e due fortissime. Fino a quel momento non avrebbero mai pensato di dover lasciare la terra che li ospitava da oltre 39 anni ma con le crepe nel muro che, scossa dopo scossa, si ingrandivano hanno deciso di andar via.
Berardino, brigadiere generale dell’esercito in pensione, non ha paura del terremoto, è nato a L’Aquila e sa cosa vuol dire avere la terra ballerina sotto i piedi ma Fernanda no, pur essendo nata a Venezia e avendo conosciuto il dondolio delle barche: «L’acqua è normale che si muova, la terra no», dice con voce emozionata.
Berardino e Fernanda sono andati a vivere a casa della figlia Giorgia, nel quartiere Crenna di Gallarate. Sono arrivati dopo un viaggio estenuante che era quasi una fuga dall’incertezza della terra che trema ad ogni ora del giorno: «E ci siamo ritrovati l’autostrada chiusa alle due di notte – racconta Berardino – ci siamo persi tra Lainate e Legnano e siamo arrivati a Gallarate alle cinque del mattino, una vera avventura». L’ennesima in questi giorni difficili e stressanti: «Quando sono arrivate le due scosse del 29 maggio eravamo a Reggio Emilia in ospedale per delle cure – racconta Berardino – all’improvviso ho visto il letto di Fernanda che cominciava a spostarsi nella stanza, i mobili che si muovevano. La dottoressa che la stava visitando è diventata bianca in volto. La sera stessa siamo andati via».
Alla prima scossa del 23 maggio i due coniugi, appena entrati nella nuova casa dopo tanti anni vissuti all’Accademia militare, erano a letto, ma Fernanda era sveglia: «Ero molto nervosa – racconta – come se fosse un presentimento di quello che stava per accadere. Poi una botta forte, come un tuono, a quel punto si è svegliato anche Dino e abbiamo visto il letto prima saltare e poi spostarsi da destra a sinistra». La scossa del 23 maggio provoca le prime crepe e cadute di intonaco dai muri della loro casa ma Dino e Nanda non vogliono andarsene e ospitano in casa anche uno dei tre figli con la fidanzata: «Loro abitano al settimo piano di un palazzo poco distante da casa nostra e li abbiamo ospitati fino al 29, quando ci sono state le altre due forti». A quel punto la casa dei coniugi modenesi non è più sicura e da più parti si dice che ne arriveranno altre «era giunto il momento di andare via – spiega – in una situazione di scosse continue sei sempre sull’attenti, è una situazione di stress – raccontano entrambi – non hai più la certezza della terra sotto i piedi e senti una sensazione di nausea». Una sensazione comune a molte persone che hanno vissuto l’esperienza del terremoto.
Andare in tenda non era sicuro anche perchè «la Protezione Civile ha montato un campo nella zona più malfamata di Modena, tra la stazione dei treni e quella degli autobus – racconta Berardino – molti modenesi sono andati via subito da lì e hanno trovato altre soluzioni come i camper, la tenda vicino alla propria casa oppure i residence». Berardino e Fernanda sono stati fortunati e adesso fanno i nonni di Pietro (con loro nella foto) a tempo pieno, almeno fino a quando la terra non si fermerà un po’.
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