Riordino provincie, Ruffinelli: “Governo prepotente”

Così la consigliera regionale della Lega Nord in merito al decreto legge dell'esecutivo Monti

 Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del consigliere regionale della Lega Nord Luciana Ruffinelli in merito al riordino delle provincie.

La situazione richiede parole forti e io credo che sia legittimo dire che il provvedimento del Governo nei confronti delle Province è un assassinio premeditato e perseguito con sadismo. Lo dimostra il fatto che il Governo già a luglio aveva tentato di eliminare le Province con un decreto legge, fingendo di ignorare che la loro esistenza è garantita dalla Costituzione. Allora quel primo tentativo legislativo fu bocciato per incostituzionalità. Fallita quella strada, il Governo ha ritenuto di procedere con una serie di vie di fatto altrettanto inquietanti. Vediamo quali.
Il provvedimento dovrebbe, a rigor di logica, dare attuazione all’esigenza, espressa dalla stessa Unione delle Province Italiane, di riordino e razionalizzazione rispetto a certe situazioni di mini-province, strutturalmente ed economicamente inaccettabili. Invece si accanisce su quelle più virtuose delineando in modo iper-ragionieristico i parametri da usare. Ha infatti elucubrato due criteri totalmente asettici e vuoti di contenuto. Di riordino non si tratta affatto. Infatti come si potrebbe intravedere un riordino in una normativa così lacunosa che non è neppure in grado di dire come saranno organizzate le maxi province né dal punto di vista istituzionale e della ripartizione delle competenze e delle risorse, né della sede e nemmeno dell’impiego del capitale umano? Quanto ai criteri imposti dal governo- almeno 350.000 abitanti e 2.500 km quadrati – ci sovviene l’epoca della decolonizzazione dell’Africa, quando i Governi occidentali tracciavano con il righello i confini dei nascenti stati africani. Non vi è stata alcuna analisi del territorio, delle peculiarità locali, della quantità e della qualità’ dei servizi erogati, dei costi conseguenti, delle esigenze amministrative. Il Governo tratta i cittadini e il territorio semplicemente come numeri. L’assurdità di questi criteri si evince già dal fatto che, ad esempio, la Provincia di Varese conta una popolazione di 883.285 abitanti, valore di 2,5 volte superiore al requisito deliberato del Consiglio dei Ministri. Ciò significa che svolge un lavoro enorme anche solo commisurandolo al numero di utenti a cui erogare i servizi. La popolazione è più del doppio di quella dell’intera Regione Molise e inferiore a quella dell’Umbria solo di 20mila unità; due Regioni che per quel numero di abitanti hanno tre Enti ciascuna, ovvero una Regione e due Province.
La seconda via di fatto del Governo diretta all’abolizione delle Province è la stringatissima tempistica entro la quale gli enti locali dovrebbero confrontarsi ed elaborare la proposta degli accorpamenti. A mio avviso è inaccettabile che Regione Lombardia debba sottostare a questi imperativi del governo centrale: oltre che dover decidere sulla base di criteri assurdi e astratti, dovrebbe anche farlo in un paio di settimane. È intollerabile la prepotenza istituzionale con cui il Governo pretende di sostituire le Regioni qualora esse non recapitassero a Roma, entro i tempi utili, il progetto di accorpamento. Una logica imperiale di vecchio retaggio, di ministri ai quali bisogna continuamente ricordare che loro non si sono mai proposti agli elettori, non sono stati votati, né tanto meno eletti. Eppure imperano, fino ad arrivare a sostituirsi agli organi territoriali democraticamente eletti dai cittadini.
E a proposito di enti territoriali democraticamente eletti, ecco è la terza via di fatto per l’abolizione delle Province: la legge ipotizza che quelle sopravvissute a questa mattanza diventino enti di secondo livello, quindi amministrate da organi non più eletti direttamente dai cittadini, bensì eletti da elettori qualificati. Non è il criterio del censo, superato nel secolo scorso, ma pur sempre una notevole, spaventosa restrizione del corpo elettorale, proprio nei nostri territori da sempre votati all’autonomia e alla democrazia.
E per essere certi che questi colpi inferti alle province portino all’obiettivo, i Ministri ricorrono anche alla tecnica del dissanguamento rapido: nel 2012 tagliano alle Province 500 milioni di trasferimenti statali e nel 2013 ne taglieranno di 1 miliardo. Ciò significa morte certa. La 135 non è il riordino delle province, è il requiem delle province.
Ma è veramente necessario, in Lombardia, questo accanimento mortale contro gli enti territoriali democratici più vicini ai Comuni e ai cittadini e previsti dalla Costituzione, che fin dal 1948 al titolo quinto mostrava un orientamento federalista sempre colpevolmente ignorato da questo stato centralista?
Se analizziamo il quadro generale in cui si colloca la furia omicida a danno delle autonomie, notiamo una “scena del crimine” molto agghiacciante. Con il patto di stabilità i Comuni in primis sono condannati alla paralisi amministrativa e già a fine anno vedremo la lunga lista di enti virtuosi soffocati dal patto di stabilità e dalla restrizione dei trasferimenti. Analoga la sorte delle Regioni costrette a tagliare servizi oppure a torchiare i cittadini.
Ancora una riflessione: l’abolizione delle Province è davvero così necessaria e vantaggiosa per il risanamento della spesa pubblica? Sono le Province lombarde i carrozzoni inutili che gravano per miliardi sulle casse dei contribuenti?
Anche in questo caso porto ad esempio la Provincia di Varese, analizzandone i costi.
Ebbene, dal 1998 al 2011 la Provincia di Varese ha pagato allo Stato 143 milioni e 880.511 euro per i trasferimenti continuativi di tributi provinciali e ha ricevuto dallo Stato 28 milioni e 858.962 euro. A questi si aggiungono 21 milioni e 110.961 euro che la Stato deve ancora versare alla Provincia di Varese per trasferimenti non ancora saldati. Il saldo dei trasferimenti dalla Provincia allo Stato, considerati anche al lordo di quelli statali dovuti e non ancora arrivati alla Provincia è di 93 milioni e 910.586 euro.
Allora è la Provincia che costa e che deve essere abolita o lo è la voragine romana che ingoia i nostri soldi per mantenere un assistenzialismo intollerabile nelle Province e nelle Regioni sprecone?
Sempre la Provincia di Varese è tra le prime 10 province italiane con le aliquote dei tributi propri più basse applicate a cittadini e imprese e nonostante ciò le entrate proprie assicurano la copertura dei costi di erogazione dei servizi di competenza e l’ammortamento dei debiti contratti per la realizzazione dei relativi investimenti.
La Provincia ha infatti effettuato oltre mezzo miliardo di investimenti (e questo vuol dire sviluppo dell’economia e del benessere) nell’ultimo decennio, sostenendo l’indebitamento attraverso un contenimento degli altri costi continuativi, giungendo al termine del 2011 ad un saldo che dimostra la proficuità degli investimenti: per ogni abitante della Provincia di Varese l’indebitamento complessivo è di 317 euro e il patrimonio materiale e finanziario è di 455 euro.
Tutto ciò con un PIL 2010 pari a 26 milioni, che pone Varese al 13° posto tra le Province italiane.
Ho preso in considerazione la Provincia di Varese, non perché sia la mia, ma perché è un ottimo esempio sia della virtuosità degli enti Locali lombardi, sia dell’infondatezza delle accuse del Governo alle Province lombarde di gravare sulla spesa pubblica. Il Cal propone di accorparla a discapito della virtuosità e contro il volere dei cittadini e di tutte le associazioni di categoria. Non possiamo avvallare la proposta proprio perché si tratterebbe di rispettare criteri astratti e vuoti di contenuto.
Personalmente sono del parere di rispondere all’appello fatto dal Presidente della Repubblica per una “rapida, positiva conclusione…per il completamento del processo di riordino delle Province”, dicendo che, con piena consapevolezza istituzionale e con i dati alla mano – in scienza e coscienza dunque – noi questo dictat di riordino lo rigettiamo, sia attraverso la via del ricorso contro la legge 135/2012, sia rifiutando di ottemperare. A difesa della gestione virtuosa delle Provincie della Lombardia e a favore dell’autonomia democratica del nostro territorio, dobbiamo alzare gli scudi della disobbedienza contro il pericolo dell’annientamento di massa.

Luciana Ruffinelli

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Pubblicato il 22 Ottobre 2012
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