Dal Canton Ticino al mondo, come cambia l’informazione

Sembrava un panel ad argomento iperspecialistico, legato a un minimo fazzoletto di terra: e invece "Svizzera e Italia" si è rivelato una vera summa degli argomenti trattati e da trattare in GLocal12

Sembrava un panel ad argomento iperspecialistico, legato a un minimo fazzoletto di terra, anche se ricco: e invece si è rivelato una vera summa degli argomenti trattati e da trattare in GLocal12. L’incontro “Senza frontiere: tra Svizzera e Italia con portali, radio, tv e servizi diversi” che si è svolto sabato 17 Novembre alle 12 in sala Campiotti alla camera di Commercio sotto la guida di Maria Carla Cebrelli e grazie anche agli straordinari relatori invitati a confrontare le due piccole e vicinissime esperienze di giornalismo, ha spaziato dalla deontologia professionale nell’era di internet al valore di una testata giornalistica come brand, dalla spendibilità del lavoro del giornalista all’autorevolezza in rete.

Tra le principali provocazioni quella di Paolo Attivissimo, conduttore della rubrica "il Disinformatico" su Rsi e star della rete per la sua attività di “detective antibufala” c’è “ha ancora senso una testata?” in un mondo come quello della rete dove l’autorevolezza è personale, e prescinde dall’iscrizione all’albo dei giornalisti, la domanda non è poi così peregrina. «Beppe Severgnini, con i suoi 300mila followers, è già un giornale» rincara. Una domanda importante, partita dalla analisi del diverso metodo di lavoro nel giornalismo svizzero rispetto a quello italiano: “Per noi varesini negli anni 80 il telegiornale vero non era quello della Rai, ma quello della svizzera italiana“ spiega Antonio Franzi, giornalista varesino “in forza” alla Rsi. Una autorevolezza conquistata sul campo, a furia di verifiche e precisazioni. Mentre «Da noi se una cosa l’hai letta su internet puoi subito pubblicarla. Ma bisogna sfuggire al ricatto della velocità» ha sottolineato Massimo Mantellini, "@mante" per gli internauti, da dieci anni uno dei maggiori esperti italiani dell’informazione in rete. Mentre invece «Il silenzio è un opzione fattibile, anche nel giornalismo, per evitare errori»: come ha sottolineato Attivissimo.
Anche perchè l’autorvolezza in rete paga: « Se fai capire al lettore che la notizia ti é costata fatica e gli hai tolto un peso ne riconoscerà il valore e si sentirà di pagarla» assicura Attivisissimo, che ha aperto il suo servizio antibufala con un sistema di donazioni, che funziona.

Mentre invece non funzionerà il paywall, il sistema che stanno studiando per mettere i contenuti dei quotidiani on line a pagamento, secondo quel che temono i relatori: «Non perchè non funzioni in sè – ha spiegato Attivissimo –  ma perchè i lettori giudicheranno il valore del servizio e si comporteranno di conseguenza. Sarà un bagno di sangue».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Novembre 2012
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