Due nuovi arresti nel sistema degli assegni falsi
I due arresti, su provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Busto Arsizio, si inserisce nel contesto dell’indagine avviata dal Nucleo Investigativo di Varese nell’aprile 2012
Emissione e incasso di assegni falsi per centinaia di migliaia di euro. Con l’arresto di due persone, padre e figlio, i carabinieri e la procura potrebbero essere riusciti a chiudere il cerchio di un complicato sistema di delinquenza che si è intrecciata con diversi mondi della criminalità sul territorio.
I due arresti, su provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Busto Arsizio, si inserisce nel contesto dell’indagine avviata dal Nucleo Investigativo di Varese nell’aprile 2012 e coordinata dal procuratore Francesca Parola, che ha già permesso di individuare le responsabilità degli autori di numerose truffe commesse mediante emissione e incasso di assegni falsi.
Il meccanismo era piuttosto complesso: si avvaleva di soggetti dediti appositamente all’individuazione e reclutamento di impiegati bancari compiacenti. In questo modo gli arrestati venivano in possesso dei dati di conto corrente nonché degli “specimen” di firma di ignari correntisti, con conseguente emissione di assegni per importi di diverse centinaia di migliaia di euro da porre all’incasso mediante prestanome appositamente reclutati. Ad essi, inoltre, venivano intestate società di comodo sui cui conti correnti venivano fatti depositare i titoli di credito, per il successivo prelievo del denaro o per il contestuale smistamento dello stesso verso conti correnti svizzeri.
Gli investigatori avevano già scalato un “gradino” dell’organigramma criminale: lo scorso 23 settembre, infatti, era stato arrestato il noto pluripregiudicato campano Mario Cuomo, individuato quale vertice dell’associazione. Il prosieguo delle indagini ha poi consentito di inquadrare Cuomo quale vertice di un parallelo “traffico” di assegni falsificati, nonché di individuare le menti dell’associazione nei nuovi arrestati
Il figlio -particolarmente temuto dai componenti dell’associazione- è risultato essere il noto “capo area” già emerso in precedenza, ossia colui il quale dava le direttive circa le attività da svolgere, acquisiva i dati provenienti dagli istituti bancari e si procurava gli assegni da porre all’incasso; in questa fondamentale attività, si avvaleva della piena collaborazione del padre, risultato -tra gli altri- particolarmente vicino al capo della banda.
A dir poco rocambolesche sono state le circostanze che hanno portato al loro arresto: nel corso della mattinata di lunedì 5 novembre, infatti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese hanno scoperto che i due si trovavano a Varsavia in viaggio di piacere, con volo di ritorno già prenotato e con arrivo previsto all’aeroporto di Malpensa per le ore 18.20 dello stesso giorno. A quel punto, è bastato attenderli al loro arrivo in aeroporto per sorprenderli insieme: dopo le formalità di rito, il padre è stato posto in regime di arresti domiciliari, mentre il figlio è stato associato al carcere di Monza.
Nel corso dell’intera indagine sono stati già 13 i soggetti appartenenti alla suddetta associazione per delinquere, con ruoli e compiti ben definiti.
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