A rischio l’attività dei cambiavalute
L'unico fornitore, la banca Notenstein, sarebbe orientato ad abbandonare la compravendita di denaro a partire dal 31 dicembre. Oltre 200 gli uffici che potrebbero chiudere
C’è incertezza sul futuro degli uffici di cambio del Canton Ticino. Con la fine dell’anno potrebbe terminare infatti anche l’attività di compravendita di contante della filiale luganese della banca privata Notenstein (ex Wegelin). L’istituto rappresenta in pratica l’unico fornitore dei cambiavalute del cantone. La decisione era apparsa sulla stampa locale lo scorso ottobre, in un articolo del Corriere del Ticino ed era stata oggetto, poco tempo dopo, di un’interrogazione del deputato del Plr Matteo Quadranti, al Consiglio di Stato, il governo del Ticino. Interpellata la banca privata Notenstein ha confermato la notizia ma non ha voluto fornire utleriori dettagli.
«Attualmente – spiega Quadranti a Varesenews – non ho ricevuto ancora alcuna risposta ma mi auguro che si trovi presto una soluzione. Ci sono voci di un rimedio provvisorio alla situazione ma nulla di ufficiale». La chiusura dell’attività di compravendita di contante potrebbe stravolgere un intero sistema. Innanzi tutto per gli stessi cambisti, un settore che, secondo i dati riportati nell’interrogazione al Consiglio di Stato, conterebbe circa 240 uffici. «Ipotizzando un minimo di due impiegati per ufficio – si legge nel documento – si arriva a poco meno di 500 posti di lavoro persi a fine anno in Ticino». Oltre ad essi «vi sono anche diverse altre fiduciarie finanziarie che operano comunque nel settore della compravendita di valuta».
L’impatto però avrebbe conseguenze fastidiose anche per gli utenti «Ai cambisti – spiega il deputato – si rivolgono ogni giorno migliaia di ticinesi (negozi, stazioni di benzina,…) ma anche i frontalieri e clienti stranieri che hanno necessità di contante. Se venisse meno l’intermediario tutte queste persone dovrebbero recarsi in banca per ogni necessità di cambio». «Abbiamo richiesto – conclude Quadranti – alla Banca dello Stato di subentrare nel servizio di compravendita come già accaduto in altri cantoni della Svizzera. Stiamo in attesa di conferme e garanzie».
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