I giudici, risorsa fondamentale della democrazia
Riflessione che parte dagli attacchi alle toghe da parte di una certa politica "preda dei partiti" per arrivare al caso Sallusti: "Non deve avere la coscienza tranquilla nessun partito se l’Europa condanna il nostro Paese per violazione dei diritti"
Sono nato cronista di campagna, non ho dimestichezza particolare con storia, vicende, studi, analisi della grande politica e dei suoi protagonisti, il mio servizio alla collettività ha confini di un’area delimitata e interventi di conseguenza mirati alle piccole cose di casa nostra.
Come giornalista sono stato educato anche da un giovane magistrato, Mario Del Franco, pubblico ministero a Como.
Inizio Anni Sessanta, eravamo tutti e due agli esordi nel nostro ruolo: nacque un rapporto cordiale, rispettoso, non di strettissima confidenza, ma mirato a una crescita positiva, nuova, umana, nell’ambito di una giustizia che amava canoni molto tradizionali.
Da allora non ho mai mutato atteggiamento nei confronti dei giudici, risorsa fondamentale della democrazia.
I tempi sono molto mutati, abbiamo conosciuto i drammi del terrorismo, viviamo ancora quelli terribili della mafia: sempre abbiamo visto i magistrati in prima linea e versare anche il loro sangue.
Da Tangentopoli in poi disastri e incertezze di una politica preda dei partiti hanno riportato alla ribalta nazionale la magistratura.
C’è stato qualche eccesso di protagonismo sotto la spinta mediatica, sempre affamata di idoli, ma l’amministrazione della giustizia non ha mai debordato, voglio dire che i magistrati hanno sempre semplicemente applicato la legge. Certamente ci possono essere state a volte delle forzature nelle accuse e nelle sentenze; abbiamo visto anche provvedimenti lontanissimi dalla realtà e dalle esigenze dei nostri giorni, ma bastava approfondire per accorgersi che la causa dei presunti comportamenti anomali dei giudici andava ricercata nelle leggi varate dal Parlamento, tutte figlie della politica.
Oggi grande bufera per il caso Sallusti, un caso nel segno delle lacerazioni: sto dalla parte del direttore di “Libero”, mi fanno tristezza le divisioni tra i giornalisti e gli annunci di chi vuole riformare la giustizia quando è sempre stato possibile rivedere i codici, aggiornare in termini di vera civiltà giuridica norme vergognose, dovute a legislatori superficiali.
E non deve avere la coscienza tranquilla nessun partito se l’Europa in continuazione condanna il nostro Paese per violazione dei diritti.
Attacchi ai magistrati mentre aumentano quelli alle istituzioni democratiche da parte di coloro che vengono definiti antagonisti. Come è accaduto a Livorno. Se il fenomeno dovesse assumere proporzioni ancora più allarmanti in prima linea avremo ancora le toghe. E metteremo a loro disposizioni magari leggi speciali. Però continueremo a obbligarle a volte alla malagiustizia a causa di leggi normali inaccettabili. Tali non sono solo quelle per i giornalisti se oggi vediamo negare a cittadini e forze dell’ ordine la certezza di una giustizia vera.
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