Busto terminale del traffico di droga, 11 arresti

Un'operazione interforze (Polizia, Fiamme Gialle e Carabinieri) coordinata dalla Procura di largo Giardino ha portato al sequestro di quasi 130 kg di droga e all'arresto degli appartenenti ad una rete tra Verbania e il Basso Varesotto

115 kg di marijuana sequestrati in una sola perquisizione e altri 11 kg di hashish sottratti al mercato della droga, 11 arresti eseguiti ieri (mercoledì) tra Busto Arsizio, Lonate Pozzolo e Novara. L’operazione portata a termine dalla Procura di Busto Arsizio (sostituto procuratore Francesca Parola) e dall’impegno congiunto della Guardia di Finanza di Verbania, la Polizia di Busto Arsizio e i Carabinieri di Monza ha smantellato un’organizzazione dedita al traffico di droga, all’usura, alla corruzione e alla truffa. Pedina fondamentale del sistema era il 45enne bustocco Stefano Scatolini, vecchia conoscenza delle procure sia per reati legati alla droga che alla truffa (fu coinvolto nella vicenda che vide coinvolto anche Franco Baresi e Alessio Maier per truffa ai danni di un gallerista di Torino). I 115 kg di marijuana, infatti, erano custoditi proprio a casa sua e lì sono stati trovati dagli agenti del commissariato nell’aprile del 2011. In quella perquisizione, infatti, vennero trovati anche i rapportini dei sistemi informativi delle forze dell’ordine che Scatolini utilizzava per mettere a segno truffe nei confronti di imprenditori ricattabili.

LA DROGA – Andando con ordine il fulcro dell’indagine segue proprio il filone della droga, tantissima e non solo “leggera”. Scatolini, infatti, era uno dei terminali delle rotte del traffico internazionale di stupefacenti gestito dal bulgaro (domiciliato a Novara) Vakril Ivanov Kostov, 34 anni, arrestato anche lui nell’ambito di questa operazione. Era lui l’anello superiore della catena che spostava ingenti quantità di stupefacente dal Marocco (via Spagna) e dall’Olanda (per quanto riguarda la cocaina). Scatolini gestiva l’anello intermedio e vendeva le sostanze a Emanuele Caruso (classe 1956, residente a Busto), Massimo Chiappa (residente a Bollate, 1962), Walter Pilat (di Garbagna Novarese, classe 1974), Paolo Corcelli (’61), Luca Frustillo (lonatese del ’65), all’imprenditore nel ramo dei trasporti a Busto Matteo Priore (1959), Luca Ritucci (1976), Pasqualino Ficarra (del ’75), Rocco Ficarra (classe ’69), tutti arrestati nell’ambito di questa operazione. Gli inquirenti hanno ricostruito diverse cessioni di stupefacente e, nel corso della lunga indagine, ne hanno sequestrati 11 kg.

CORRUZIONE E TRUFFA –
In casa di Scatolini vennero trovati, come detto, dei rapportini interni delle forze dell’ordine attraverso i quali il bustocco truffava imprenditori e chiedeva loro danaro che poi spartiva con Salvatore Russo, vicebrigadiere dei Carabinieri di Monza che materialmente li produceva avendo accesso al sistema informatico, e Orlando Purita, uomo vicino al clan della ‘ndrangheta della famiglia Facchineri. In particolare Russo e Purita mettevano in atto truffe travestendosi da finanzieri ai danni di imprenditori della zona di Busto Arsizio e Legnano chiedendo soldi in cambio dell’ insabbiamento di procedimenti penali a loro carico. Nel solo 2008 questo sistema fruttò oltre 400 mila euro alle vittime.

L’USURA E LE COSCHE –
Il traffico di droga messo in piedi tra le province di Varese e Verbania ha fruttato all’organizzazione molto denaro contante che in parte veniva reinvestito nell’acquisto di nuove partite di droga e in parte veniva prestato a tassi usurari. Proprio nel reato dell’usura si inseriscono i cugini Facchineri, arrestati insieme a Scatolini nell’operazione Black Hawk della Dda di Milano. Scatolini (foto a sin.) e Purita, infatti, oltre a riciclare i propri guadagni si offrivano di riciclare anche i proventi delle attività criminali del clan che operava tra l’Emilia Romagna e l’hinterland milanese. In questo modo potevano anche “usare il marchio di fabbrica” della ‘ndrangheta per convincere gli imprenditori vittime dell’usura. Numerosi, infatti, gli episodi nei quali Scatolini compare nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal sostituto procuratore D’Amico.

L’ELOGIO DEL PROCURATORE – Il capo della Procura di Busto Arsizio Eugenio Fusco ha voluto sottolineare l’ottima collaborazione tra le varie forze in campo (anche di diverse province) con una conferenza stampa che ha messo in luce tutti gli aspetti della vicenda. Il tutto, infatti, è partito dall’intuizione di un maresciallo della Guardia di Finanza di Verbania che ha fatto partire l’indagine con il successivo coinvolgimento del sostituto procuratore Francesca Parola e del commissariato di Busto Arsizio guidato da Franco Novati: «La permanente carenza di forze in questa Procura non ferma l’ottimo lavoro svolto dai miei sostituti e in particolare da parte della mia collega Francesca Parola che, a pochi giorni dall’aspettativa per la dolce attesa, è riuscita a chiudere un’indagine enorme e complessa».

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Pubblicato il 17 Gennaio 2013
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